Due fatti storici: la corruzione nel Parlamento Europeo e la fusione nucleare

Due avvenimenti di portata storica si sono verificati in questi giorni. Li cito in ordine di tempo: l’arresto per corruzione della vicepresidente del Parlamento Europeo nell’ambito del cosiddetto “qatargate”, e il primo esperimento di fusione nucleare con saldo positivo tra energia ottenuta ed energia impiegata.

A differenza di tanti altri avvenimenti che ottengono la prima pagina dei giornali e fanno scalpore per un giorno, credo che questi due entreranno con ragione nei libri di storia.

Il primo irrompe nel panorama politico europeo con la forza di uno tsunami: secondo gli inquirenti, emissari di uno stato straniero (il Qatar, a quanto pare) hanno corrotto alcuni membri del Parlamento Europeo, vicepresidente compresa, per ottenere dei vantaggi politici. Noi eravamo abituati a fenomeni di corruzione più terra terra: per esempio, per ottenere un appalto, un favore, un qualche beneficio materiale. Ma questo è un salto di qualità, perché il danaro è servito a ottenere opinioni, posizioni politiche di un tipo anziché di un altro: beni immateriali, apparentemente, piuttosto che oggetti concreti. Ed anche perché si tratta di un fenomeno internazionale ad ampio raggio, coinvolgente l’intera Comunità Europea ed almeno uno Stato estero.

A me sembra che questo sia un brutto segno, soprattutto se lo iscriviamo in un contesto più generale. Infatti, non è questo il primo allarme di una strana deriva della politica estera. Si è molto parlato di possibili influenze russe sul referendum per la brexit nel Regno Unito e sull’elezione del presidente Trump negli USA. Si sa che un ex cancelliere tedesco è diventato presidente di società collegate alla russa Gazprom; si è visto il caso di un leader politico italiano pagato dall’Arabia Saudita come consulente. È evidente, insomma, che la politica estera si avvale di strumenti piuttosto spregiudicati per perseguire le proprie finalità, ma mai si erano scoperti fenomeni di corruzione internazionale così ampi e a così alto livello. È pur vero che, per certi versi, è meglio della guerra, dei colpi di stato per procura o dello spionaggio: ma questa è una magra consolazione. Comunque è un triste segno dei tempi, che persone elette a un importante ruolo di rappresentanza, ben pagate e sotto molti aspetti privilegiate, si lascino comprare in un modo così rozzo e squallido.

Giustamente, questo caso ha destato allarme nell’opinione pubblica. Nessuno, credo, poteva pensare che un’istituzione così alta fosse tanto vulnerabile, che personaggi così prestigiosi fossero tanto avidi. Ma realisticamente dobbiamo convenire che la natura umana può essere molto debole, e che alcuni esseri umani (pochi o molti, io non lo so) sono disposti a vendere i principi fondamentali che dovrebbero difendere: l’idea stessa di democrazia, di eguaglianza, di rispetto dei diritti umani, di libertà. È per questo che abbiamo bisogno di leggi giuste e severe, e di una magistratura indipendente e seria. Questo caso ha dimostrato, meglio di qualunque discorso, quanto sia pericolosa la pseudo riforma proposta da Nordio: la corruzione è un cancro per la politica, e non si può disarmare un mezzo di difesa e di dissuasione importante come l’ordine giudiziario. In Belgio la magistratura ha fatto arrestare la vicepresidente del Parlamento Europeo: giustamente, ha fatto scandalo la corruzione, non l’arresto in sé. In Italia ci si è troppo spesso scandalizzati degli arresti, non della corruzione. Ed ora la maggioranza di governo mette sotto accusa addirittura i mezzi di indagine, parla di garantismo senza spiegare che si otterrebbe soprattutto di garantire l’impunità. L’Europa ha dimostrato di considerare la corruzione una minaccia e la giustizia una difesa irrinunciabile: speriamo che un concetto così semplice faccia breccia nell’agone politico di casa nostra.

Poco dopo, il dipartimento USA per l’energia dava l’annuncio dell’esperimento di fusione nucleare che, per la prima volta, è riuscito a produrre più energia di quella necessaria a realizzarlo. Indubbiamente si tratta di un evento di grande portata, perché apre la strada alla produzione di energia pulita e su larga scala. Se l’evento schiude nuove speranze, rischia anche di far nascere l’illusione che basti aspettare gli sviluppi della scienza per risolvere la crisi climatica ed ambientale in atto. Purtroppo, invece, i tempi previsti (anche quelli più ottimistici, di due o tre decenni) sono tali da garantire la realizzazione di una catastrofe ambientale, se non si riducono da subito le emissioni di gas serra. È un concetto, anche questo, molto semplice: tra poco il processo sarà irreversibile, non ci sono più margini di tempo. Da questo punto di vista, poco ci importa della fusione nucleare perché, se viene usata come scusa per non attuare subito le misure più convenzionali, sarà pronta quando di fatto sarà del tutto inutile.

Ma la politica, non soltanto quella di casa nostra, finora è stata piuttosto indifferente al problema. Se un alieno scendesse oggi sulla terra, avrebbe l’impressione che i mondiali di calcio in Qatar siano più importanti della sopravvivenza della nostra civiltà.

Cesare Pirozzi                       

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