Diritti schiacciati per sete di guadagno

“Basta compromessi per sete di denaro, favoritismi e disonestà…” le parole di papa Francesco, alla platea di industriali, pesano come macigni e non danno adito ad alcun alibi. Gli industriali, capitanati dal presidente Squinzi, ricevuti per la prima volta da un papa, non si aspettavano di essere maltrattati e schiaffeggiati. Pensavano, essendo i padroni del vapore, di ricevere carezze, indulgenze e magari appalti. Ma non è andata così, Bergoglio, senza peli sulla lingua, leggendo il testo del suo intervento, durato quindici minuti, ha elencato i mali del sistema economico italiano, sottolineando che il mondo dell’impresa, di questi mali, ne ha grandi responsabilità.L’emarginazione dei giovani, l’alto tasso di disoccupazione, la condizione di precarietà, i bassi salari, la flessibilità estrema, la gravità della situazione delle persone anziane, ma non ancora in pensione, allontanate dal mondo del lavoro e senza possibilità di essere riassunti, il lavoro sottopagato che toglie la dignità invece di darla. I diritti schiacciati dalla sete di guadagno e la libertà economica che non può diventare un assoluto, se ad andarci di mezzo sono le persone.

Un discorso preparato che non lascia dubbi, su cosa significa per la Chiesa del Pontefice, su quale strada indirizzare gli industriali, invitandoli a riflettere sui loro peccati e sulle loro disonestà. Un discorso applaudito da tutti, per amore mediatico, foto e riprese; non sia mai che si possa dire che non hanno applaudito il papa. Ma applaudivano il papa anche i corrotti e gli indagati, i disonesti e coloro che nelle loro imprese sfruttano e sottomettono e sottopagano.

Papa Francesco parla di etica, usa un linguaggio puro e misericordioso senza tralasciare nulla:”…la vostra via maestra sia sempre la giustizia, che rifiuta le scorciatoie delle raccomandazioni e dei favoritismi, e le deviazioni pericolose della disonestà e dei facili compromessi…” parole chiare dal significato ineludibile, ma per questo già dimenticate dalla platea degli industriali. Ciò che il papa ha detto chiama in causa tutto il mondo dell’impresa:”…se non volete che fare insieme” sia solo uno slogan, richiamando il titolo che Confindustria ha voluto per questo incontro, “…al centro dell’impresa dovete mettere l’uomo, non quello astratto, ideale, teorico, ma quello concreto, con i suoi sogni, le sue necessità, le sue speranze e le sue fatiche…dovete fare delle scelte, dare a ciascuno il suo (che bella questa frase ndr) strappando le famiglie dall’angoscia di non poter dare un futuro e nemmeno un presente ai propri figli; dovete saper dirigere, ma anche saper ascoltare; dovete fare in modo che il lavoro crei altro lavoro, la responsabilità altra responsabilità, la speranza altra speranza, soprattutto per le giovani generazioni, che oggi ne hanno più che mai bisogno”.

“ La legge suprema sia l’attenzione alla dignità dell’altro, valore assoluto e indisponibile. Sia questo orizzonte di altruismo a contraddistinguere il vostro impegno: esso vi porterà a rifiutare categoricamente che la dignità della persona venga calpestata in nome di esigenze produttive, che mascherano miopie individualistiche, tristi egoismi e sete di guadagno”. Perché dice il papa, la precarietà dei giovani non è una maledizione divina, qualcuno l’avrà pur favorita e voluta. Gli incidenti sul lavoro non sono disgrazie casuali, ma spesso il mancato rispetto di normative di sicurezza.

Non dimentica l’ambiente, papa Bergoglio, richiamando a contrastare i facili guadagni dovuti allo smaltimento illegale dei rifiuti, accollando responsabilità alle grandi aziende come l’Ilva di Taranto nel tenere un comportamento che tuteli le popolazioni e non avveleni il territorio. Il costante travaso dei rifiuti tossici da anonime industrie del Nord alle discariche abusive del sud, con il supporto della camorra. E poi ancora la diminuzione dei diritti per esigenze di produttive cioè di profitto.

Papa Francesco conosce bene la condizione dei lavoratori e delle lavoratrici madri. I diritti mancati, quelli soppressi e quelli non riconosciuti, così come conosce bene il fenomeno della corruzione. La corruzione della politica connessa alla grande e piccola impresa. Ogni politico corrotto c’è un imprenditore che gli ha pagato la mazzetta, come facile compromesso per aggiudicarsi un appalto, una commessa, una fornitura alla pubblica amministrazione. E la corruzione dilaga perché l’impresa è senza etica civile, morale e religiosa.

Claudio Caldarelli – Eligio Scatolini

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