E adesso chiedetegli scusa

Francesco Totti e i miracoli di un mercoledì sera

Quanto tempo, in genere, ti occorre per dimostrare il tuo valore? Anni, se sei un principiante; mesi, se sei un professionista; minuti, se sei un campione; secondi, se sei una divinità. Ecco, a Francesco Totti ne sono bastati appena 22 per far convertire i pochi atei ancora rimasti. Nella gara col Torino (che ormai è già storia) Spalletti gli ha concesso i soliti scampoli finali, quasi per scaricarsi la coscienza, dimenticando che se hai quel nome e quel numero sulle spalle, pochi istanti ti sono più che sufficienti.

Sì, perché come messo in luce anche dal Corriere dello Sport (A. Vocalelli), sembra quasi che il tecnico di Certaldo abbia provato ad alzare continuamente l’asticella. L’ha mandato in campo all’inizio del secondo tempo col Bologna e Totti ha inventato il goal del pareggio. L’ha mandato in campo a un quarto d’ora dalla fine con l’Atalanta e Totti ha firmato il 3-3. L’ha mandato in campo a quattro minuti dalla fine col Torino e lì la divinità si è proprio sbizzarrita.

Dapprima una rete in acrobazia su palla destinata a finire tra le mani di chissà quale raccattapalle; poi un rigore col finto brivido di una quasi parata di Padelli, che pur intuendo la traiettoria non l’avrebbe mai potuta fermare. Mai. Perché forse era tutto già scritto. Già, sono questi i momenti in cui pensi che il destino esista e che noi tutti siamo un po’ burattini al cospetto di una forza maggiore, che quando non riposa fa il bello e il cattivo tempo.

Essendo mercoledì, il dio Totti stavolta era di turno e il suo è stato un vero e proprio miracolo, tanto da emozionare i tifosi in platea. Come Alessio, il 22enne ingegnere che per una sera ha messo da parte calcoli ed equazioni per consegnarsi alla più totale emotività, finendo per suggerirci uno spunto: finché un giocatore è in grado di far piangere, è ancora lontano dal dover smettere. Forse Spalletti l’ha già capito, ora tocca solo a Pallotta convertirsi.

di Massimo Salvo