Primo maggio, davvero
Il primo maggio è alle porte e anche quest’anno in tutta Italia si celebra la festa dei lavoratori. Le polemiche che si porta dietro questa festività oggi sono forse ancora più accentuate per almeno due motivi, strettamente collegati tra loro.
Il primo riguarda la situazione sempre più difficile del lavoro nel nostro Paese, in particolare di quello giovanile. I drammatici dati che continuano ad arrivare regalano la fotografia di un’Italia che fatica a dare qualche chance ai propri ragazzi. Questo significa una perdita per tutti, non solo per gli under 30. Quando in un Paese non si dà spazio a menti fresche di studio e piene di energia, si sta indirettamente spingendo tutti verso un suicidio sociale.
Il secondo motivo è che quest’anno il Primo maggio cade di domenica. Niente giornata a casa per studenti e per i (pochi) lavoratori delle aziende che avrebbero chiuso per festa. Ma non è questo il punto. Il punto è che moltissime persone, nonostante sia domenica, saranno sul loro posto di lavoro, come ogni altra domenica. Uno dei problemi di questa nostra Italia allo sbando, infatti, è l’idea che non esistano più giornate di riposo stabilite e sacrosante per chi fatica tutta la settimana. Ormai quasi tutte le attività commerciali non tirano giù la saracinesca, neanche se è arrivato il giorno di riposo per eccellenza. Eppure anche Dio il settimo giorno si è preso una pausa. Allora dove sta scritto che un supermercato, un centro commerciale, un negozio debbano essere aperti, costringendo migliaia di lavoratori italiani a non adempiere ad un loro pieno diritto, quale è la domenica di riposo? Lo stabilisce la logica commerciale di oggi, la concorrenza spietata, ma soprattutto il rispetto perduto verso la persona ancor prima che verso il lavoratore. Siamo macchine, limoni da spremere fino all’ultima goccia. Il part time, il weekend sono concetti ormai vuoti in questa Italia che non sa ripartire, perché non sa curare chi la abita e la manda avanti. Saremo pieni di schiene spezzate e di menti svuotate, e sarà tardi quando ne pagheremo il prezzo.
di Angelica Basile