Il fascino dell’impossibile

Tavani

Non si può parlare di questo film documentario senza parlare del suo autore e del cinema dove potrete vederlo: l’Azzurro Scipioni, in Via degli Scipioni 82, nel quartiere Prati di Roma. Se ci andate il sabato e la domenica potete incontrare e conversare con Silvano Agosti, il gestore di questa particolarissima sala cinematografica e regista del film. Il titolo del film, “Il fascino dell’impossibile”, sembra l’idea guida stessa che anima Agosti, attorno a temi come l’amore, il lavoro, la scuola, il cinema che egli espone con un dono davvero raro: quello della poesia che fiorisce sulle sue labbra parlando delle cose più semplici o più profonde della nostra esistenza. Ho condotto per molto tempo una rubrica radiofonica con lui e posso garantirvi dell’attenzione e del fiume di telefonate che immediatamente suscitavano all’ascolto le sue conversazioni. Quello che appare impossibile, utopico, onirico sul piano della convivenza e felicità umana si fa nelle sue parole concreto e a portata di mano. Poesia suadente, sì, ma anche inesorabile denuncia del potere. Denuncia però mai urlata, mai sbracciata, anzi: piuttosto una messa a nudo ottenuta per via di radenti,
sorridenti rasoiate morbidamente assestate all’ipocrisia dei costumi dominanti. Per questo Silvano Agosti è un autore – anche di romanzi, racconti e poesie – cui è data poca o nessuna voce dai maggiori media nazionali. Voi potete però incontrarlo all’Azzurro Scipioni e dopo il film fermarvi a parlare con lui di qualsiasi cosa, per scoprire la sua stoffa umana e il sorriso luminoso ma anche tagliente del suo pensiero. Assunto dunque che “Il fascino dell’impossibile” è la chiave esistenziale della vita quotidiana e delle opere di Silvano Agosti, era inevitabile che lui fosse attratto dal protagonista di questo suo film documentario e dalla sua impresa. Il protagonista si chiama Luigi Orazio Ferlauto, l’impresa “Oasi”. Lui è un prete, la sua “Oasi”, una struttura di eccellenza nel cuore della Sicilia per il ricovero e l’assistenza di ragazze/i con gravi handicap mentali, oltre il sostegno psicologico e pratico alle loro famiglie. Struttura sanitaria convenzionata con il sistema sanitario nazionale e dunque gratuita. Il titolo del libro da lui scritto è: “Sono un prete che crede in Dio” e per Agosti, una persona capace di presentarsi in questo modo apparentemente paradossale è già qualcosa che lo spinge a prendere il telefono e chiamarlo. Inoltre i due motti di Padre Luigi sono: “Faccio in quello che
credo e credo solo in quello che faccio”e “A Dio la gloria, al prossimo l’utile, a me il lavoro”. Ferlauto ha oggi novantaquattro anni ma non li dimostra in nessun modo sia nel corpo sia nella mente. L’”Oasi” sorge, vicino a Enna, a Troina, dove lui stesso è nato nel 1922. Osservando il fenomeno della vergogna sociale – aggravatosi subito dopo la seconda guerra mondiale – indotta dai figli “matti”, nascosti, anzi sepolti in casa, Padre Luigi nel 1953 comincia a costruire questa “Oasi” per loro. Bussa in tutte le case per farsi dare mobili, materiali di scarto, di recupero. Ciò che gli altri buttano lui lo raccoglie e lo rimette in opera nel modo migliore possibile. L’eccellenza sanitaria e residenziale diventa la sua missione. Gira tutto il mondo per fare esperienza diretta delle più avanzate soluzioni tecnico-scientifiche e abitative adottate. Oggi la sua “Oasi” è un grande edificio che domina dall’alto Troina, dotata dei migliori servizi diagnosi e cura, arredato sempre e soltanto con materiali di recupero, ma portati a splendore e funzionalità dal genio di Ferlauto, oltre che di architetti, artisti che lo hanno sostenuto negli anni, anche attraverso la donazione di loro opere che oggi impreziosiscono tutti gli ambienti della struttura.
Questo caparbio, disarmante prete ha raccolto attorno a sé una comunità di operatori sanitari di alta qualità professionale, volontari, sognatori concreti come lui di una maggiore felicità o minore sofferenza umana qui, su questa nostra terra. E lo ha fatto senza clamore, quasi silenziosamente, tanto che nella sua stessa Sicilia sono ancora pochi a sapere di lui e dell’Oasi. A dispetto dell’età, infatti, Ferlauto non vuole ancora fermarsi. L’”Oasi Città Aperta” è il sogno che ha già messo in azione. Non più soltanto il pur vasto edificio sanitario, ma un’intera città realizzata secondo i più avanzati criteri urbanistici, ecologici, culturali, sociali. Il plastico che ci mostra sullo schermo lascia davvero sbalorditi per la qualità del progetto. Ricordiamo che “Città Aperta” è un termine di origine militare che significa “Città senza difesa” e indica la resa completa al nemico in cambio del risparmio di rappresaglie, razzie, ulteriori irreparabili danni al tessuto urbano e agli abitanti. C’è da ritenere che Padre Luigi, nella sua battaglia contro il male, il dolore, la follia voglia proclamare la “resa” del suo sogno solo a chi sia pronto sì ad annetterselo ma capendo che l’unico vero modo di limitare i danni è di “aprire” davvero lo spazio sociale, culturale diverso, all’interno del quale proprio
nel volto dei deboli, i forti possano ri-conoscere – ossia conoscere di nuovo – che “ognuno è qualcuno da amare”. Anche per questo un altro sognatore concreto come Silvano Agosti ha voluto realizzare questo film e inviarne una copia a Sergio Mattarella, sia nella sua veste di Presidente della Repubblica sia per la sua origine siciliana.

di Riccardo Tavani

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