L’acqua del rubinetto

Fois

Le acque minerali non sempre rispettano i parametri di potabilità. L’acqua di casa costa meno ed è più controllata

Siamo un paese di bevitori d’acqua minerale. Abbiamo il record europeo del consumo di acqua minerale: 200 litri a testa. Nel mondo secondi soli al Messico. Ma bevendo acqua pubblica si riducono (di molto) le emissioni di gas serra. Scegliendo l’acqua di casa rispetto a quella imbottigliata gli italiani risparmierebbero annualmente l’emissione di 9000 tonnellate di CO2.

Allora perché servirsi al supermercato piuttosto che direttamente a casa propria? Forse perché l’acqua in bottiglia è considerata più “sicura”, non contaminata e più buona”. Ma in  realtà le cose non stanno proprio così.

Circa un decennio fa, Pasquale Merlino, un perito chimico, analizzando diverse acque minerali, comunica alla Commissione Europea di aver riscontrato sostanze nocive in misura superiore a quelle massime consentite per l’acqua del rubinetto.

Diverse furono le proposte di legge portate avanti da diversi partiti che si proponevano di adeguare i parametri italiani a quelli CEE per la tutela della salute pubblica. Purtroppo naufragarono sotto le pesanti pressioni della lobby delle acque minerali.

Nel 2001, un decreto ridefinisce i criteri di valutazione delle caratteristiche delle acque minerali naturali, e fissa i parametri massimi di arsenico, bario, borati, cadmio, cromo, mercurio, manganese, nitrati, nitriti, piombo, rame e selenio, e vieta la presenza di agenti tensioattivi, oli minerali idrocarburi, idrocarburi aromatici ecc. Una lunga lista di sostanze nocive che alla fine porta le Procure della Repubblica a dichiarare fuorilegge 200 marche di acque minerali.

Domanda? Come mai sono ancora in commercio? Ricordiamoci che gli italiani hanno il primato di consumo dell’acqua minerale. Il che significa che ogni anno mediamente si spendono circa 300 euro per famiglia. Si può ben immaginare il grande guadagno delle ditte d’imbottigliamento. A fronte di un basso costo di concessione per l’utilizzazione della fonte si hanno grandi guadagni con la vendita poi dell’acqua imbottigliata. E poi ci sono i proventi

Morale: nel maggio 2003 la CEE, con la direttiva 2003/40/CE, decide di mettere ordine nel settore acque minerali: vengono stabiliti valori limite per le sostanze pericolose, il divieto assoluto della presenza di inquinanti in tutte le acque destinate al consumo umano e precise regole per le etichette.

Il Ministro della Salute, il 23 dicembre 2003, emana un decreto che interpreta la direttiva CEE a vantaggio delle acque fuorilegge, reintroducendo una soglia di tolleranza per alcune sostanze chimiche inquinanti, grazie alla quale le grandi aziende produttrici di acque minerali possono continuare a immettere sul mercato prodotti altrimenti non vendibili.

Allora è meglio l’ACQUA DI RUBINETTO che è più controllata, costa pochissimo, è più ecologica ( niente bottiglie di plastica, né inquinamento per trasporti su camion), non è vincolata a pressioni economiche ed è controllata quotidianamente da enti pubblici, questo fino ad oggi.

di Giovanni Antonio Fois

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