Angela Manca: dal 2004 attende che si racconti la verità sul figlio Attilio
Lei. Lei è la Madre. Che abbraccia, che dialoga con i mostri che le hanno tolto il figlio, chiedendo loro di non ucciderlo con il fango, dopo averlo già ucciso una volta. Lei è madre nelle parole, nel rapporto che stabilisce con i cuori che le si aprono, con le persone che le si affezionano, perché è un misto di forza e dolcezza. Sicuramente una donna alla quale non occorre neanche alzare il tono della voce per farsi sentire. La si ascolta perché ogni sua parola raggiunge la parte emotiva e nascosta del nostro cuore. La si ascolta perché sa chiedere.
Angela Manca, è Lei.
Quando racconta del figlio la ascolti perché nelle sue parole rivive l’uomo che è stato Attilio Manca. E ti viene voglia di conoscerlo, di sapere com’era davvero, vorresti quasi infrangere il normale rispetto che si porta a chi incontriamo, per sapere di più. Perché comprendi che attraverso le parole di sua madre, di suo fratello, di suo padre, di chi lo amava profondamente, lui vive e attende insieme a loro, a noi, che sul suo conto si faccia luce, sia raccontato il vero. In quel momento il dottor Attilio Manca, torna a percorrere le corsie di un ospedale, a raccontare la sua giornata di lavoro, torna a salutare e sorridere.
Lei è la madre.
E in ogni sua parola c’è il sentimento di chi ama la propria famiglia, i propri figli più di sé stessa. Di chi vive per lasciare il giusto ricordo del figlio oltraggiato da bugie, da mancata considerazione di fatti, di chi vive per chi ama, quasi dimentica della propria persona. E’ una battaglia dura da combattere quella di Angela Manca. Dura perché l’ostacolo più grande è stato il disinteresse per le loro voci che gridavano che Attilio non era un drogato, ma un medico eccellente, un uomo che avrebbe voluto essere un neurologo, ma che poi, scelto di essere un urologo, era stato capace di primeggiare, non solo per la bravura ma anche per la sua grande umanità. Restando un uomo senza arroganza, ma, anzi, diventando un uomo dal cuore attento.
Lui era Attilio.
E lo conosci attraverso le parole dei suoi cari, che non hanno mai smesso di lottare, di amarlo, di volere farlo conoscere a tutti noi.
I collaboratori di giustizia, D’Amico, Campo, raccontano che fu assassinato perché sapeva troppo della latitanza di Provenzano. Di recente il pentito Campo ha chiesto di essere sentito dal dottor Ingroia, avvocato della famiglia da qualche anno, insieme a Repici, loro avvocato da ben tredici anni. Campo ha raccontato al dottore Ingroia quanto sapeva della morte di Attilio e con questa dichiarazione si è potuto chiedere alla procura di Roma di riaprire un processo contro ignoti per assassinio.
Assassinio, non suicidio.
Perché Attilio Manca è stato ucciso, perché sapeva troppo. E il silenzio, per il malaffare e la collusione, è davvero troppo importante perché si valuti la vita di un essere umano come un insuperabile ostacolo. Occorreva ridurre al silenzio certo un testimone scomodo. E dopo la richiesta mossa, nel finire del 2003, allo stesso Campo, di uccidere questo medico che sapeva troppo, la morte di Attilio era pervenuta per altra più tranquilla via, nascondendola sotto un falso suicidio, ad opera dei servizi segreti deviati.
Per la famiglia Manca, per Angela, Gino, Luca e per chi amava Attilio, potrebbe essere arrivato il momento della svolta.
di Patrizia Vindigni