Mosul riparte dai libri
“Il libro é l’oggetto tecnologicamente piú avanzato che gli uomini abbiano saputo inventare per leggere. Esso infatti é risultato darwinianamente lo strumento piú adatto allo scopo, almeno fino a oggi. Per questo é sopravvissuto in buona salute per piú di duemila anni.” Luca Ferrieri.
Nonostante tutti gli strumenti digitali di cui disponiamo, ancora non c’é niente che possa sostituire il libro per come lo conosciamo. Il libro, dice ancora Ferrieri, è venuto al mondo come un avvenimento unico ed irripetibile. La nascita del libro è stata eccezionale, come la nascita dell’universo: un’eccezione, un caso che sfida la probabilità, una congiunzione estremamente complessa e instabile tra certe condizioni tecniche, certe condizioni economiche, certe condizioni culturali. Da quando abita gli scaffali delle biblioteche pubbliche il libro è diventato uno straordinario patrimonio comune. Le biblioteche sono enormi conserve della conoscenza, stanze dove il sapere riposa: corridoi, sale, ballatoi, scaffali riempiti da centinaia, migliaia di volumi. Le biblioteche sono arche di scienza, templi di saggezza, cisterne di vita, perchè ogni libro possiede innumerevoli anime: l’anima di chi l’ha scritto e l’anima di chi lo legge, di chi impara, cambia e cresce grazie ad esso. I libri raccontano, insegnano e pongono domane, generano dubbi e perciò possono essere considerati pericolosi. La cultura fa paura. Il dubbio, si sa, è nemico della fede. Perché la conoscenza rende liberi, civili e tolleranti, molti libri e molte biblioteche sono stati dati alle fiamme da chi di dubbi non ne vuole sapere, da chi cerca conflitti, confini, frontiere, muri, da chi ha abolito le parole “libertà convivenza e tolleranza”.
Gli uomini istruiti sono superiori a quelli non istruiti, tanto quanto i vivi sono superiori ai morti. Il destino degli imperi dipende dall’istruzione dei giovani.
(Aristotele, IV sec. a. C.)
Il sapere scritto è l’espressione del tempo e del popolo che in quel tempo l’ha impiegato; puó essere letto, riletto, studiato, tramandato. Non poter leggere ció che é stato affidato alle pagine di un libro alimenta un analfabetismo culturale dall’esito disastroso.
I libri bruciati sono un vizio degli intolleranti. “Dove si bruciano i libri, si bruciano anche gli uomini.”
I nazisti a Berlino nel Bücherverbrennungen bruciarono in piazza, tra gli altri, i libri di Hemingway, Jack London, Darwin, Kafka. E’ stata bruciata nel ’92 la biblioteca di Sarajevo; nel 2003 a Baghdad per giorni interi le fiamme hanno inghiottito antichi manoscritti. Per ultima é bruciata per mano jihadista la Biblioteca di Mosul (una delle piú prestigiose del Medio Oriente) che conteneva centinaia di migliaia di opere: libri, mappe storiche e manoscritti, alcuni dei quali millenari.
Dopo l’ assedio dello Stato Islamico, Mosul é oggi un cumulo di macerie. Da quando le forze governative hanno liberato la città, gli studenti sono tornati in quel che restava della loro biblioteca universitaria. Dalle ceneri, scavando con le mani, sfidando la paura, il pericolo di crolli e le bombe di gas lasciate dall’Isis, hanno recuperato circa duemila testi. Ricostruire la biblioteca di Mosul è diventato per loro un motivo di speranza, un punto da cui ripartire per costruire il futuro della loro civiltà. Hanno lanciato un appello internazionale per raccogliere quanti più libri possibili: l’istruzione, pensano gli studenti di Mosul, é l’unica arma per il cambiamento, per la lotta contro il terrorismo e il fondamentalismo. Dai libri, prima ancora che dalle case, dai ponti, dagli ospedali, intendono ripartire per la vita a Mosul.
di Daniela Baroncini