L’odio

Cos’ha portato un popolo accogliente e solare come il nostro a buttare per strada un’ex prostituta nigeriana, col figlio ancora in fasce? E con lei uno studente del Togo, un curdo fuggito – proprio per la sua identità politica – insieme ai figli di due e cinque anni. Cosa ci porta a lasciare in mare dei disperati: donne incinte, bambini denutriti? Cosa ci ha reso così disumani? La Lega? No, troppo comodo. Salvini è un catalizzatore di odio, non lo genera spontaneamente ma si limita a calamitarlo e amplificarlo.

La Lega non è la risposta, ci spiega soltanto come funziona l’odio. Prima erano i terroni, ora sono gli stranieri ma non c’è limite alla capacità umana di odiare e schierarsi.

Non si odia più con un obbiettivo, l’odio non ha un complemento che lo connoti ma diventa autoreferenziale, totale. Non è più una battaglia di italiani contro stranieri o di polentoni contro terroni; ce la si prende coi francesi, con l’Europa, con chiunque venga additato come nemico, fosse pure il compagno di partito che, fino a pochi istanti prima, condivideva le nostre battaglie. Si respira aria fascista, il ducetto vestito da militare addita i traditori, la massa ripete – urlando – il loro nome. Gli italiani si rivoltano contro altri italiani, si dividono in fazioni, chi per l’accoglienza, chi contro, chi a destra, chi a sinistra, terroni con polentoni e polentoni con terroni, in una tregua fatta di altro odio, in attesa di tornare di nuovo a insultarsi.

Ad Afragola una piccola folla urla di togliere la scorta a Saviano, mentre un disgraziato bacia le mani al Ministro dell’Interno, accolto con tutti gli onori in una roccaforte della camorra, ed è tutto normale, tutto rappresenta la quotidianità. La TV di Stato cancella programmi che fanno satira sul Governo e – di colpo – gli stessi che inveivano contro l’editto bulgaro si trovano a godere perché giustizia è stata fatta contro chi infanga i loro beniamini. Su FB la gente si indigna se vede fotomontaggi di Salvini che mangia un panino di fronte alle bare dei morti in mare, eppure sono abituati ai suoi selfie, a vederlo ridere e scattarsi foto durante le disgrazie. La normalità – seppur fatta di odio e disumanità – deve camuffarsi di perbenismo per essere socialmente accettabile. L’ipocrisia, come insegna la morale cattolica più spicciola, va coltivata nel segreto del confessionale, nel buio e nel silenzio della propria morale piccina, in pubblico tutto dev’essere lindo e pulito. “Non sono razzista ma” è la chiave di volta dell’odio, cerchiamo una giustificazione, un’edificazione sociale, perché sappiamo di essere razzisti e di odiare l’umanità. Ma non ci piace sentircelo dire, nemmeno da noi stessi.

E allora torniamo alla domanda di partenza, cosa ha portato il nostro Popolo a questo punto? È semplice: nulla. Eravamo già così, buoni e cattivi mescolati insieme, una media bassissima di alfabetizzazione e scolarizzazione, statistiche impietose sulla percentuale di italiani che leggono e si informano e una scarsa memoria storica – legata anche a un sistema scolastico bacato – hanno fatto il resto.

M5S e Lega non stanno facendo la storia – come auspicato dai loro scatenati ultrà – la stanno solo ripetendo.

di Marco Camillieri

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