La mafia agroalimentare

Da tempo la mafia, cioè la n’drangheta, si è infiltrata nel settore agroalimentare, con margini di profitto più alti del traffico di cocaina. La mozzarella di bufala campana è l’alimento centrale di questa nuova infiltrazione mafiosa che non lascia spazio a nessuna forma di ribellione. O si paga o si muore. La mozzarella piace in tutto il mondo, è un prodotto globale su cui la criminalità organizzata, guidata da n’drangheta e camorra, ha messo le mani da tempo.

Molti caseifici sono stati messi in ginocchio dalle azioni criminali dei camorristi, hanno dato fuoco ai capannoni, hanno rubato i trattori, hanno rubato il latte, insomma ogni forma di intimidazione per costringere i produttori a pagare il pizzo o lasciare l’attività. La mozzarella, definita anche “oro bianco”, prodotta nel casertano, è in mano alla camorra che non si fa scrupoli sui prodotti da usare per aumentare il profitto. La salute dei consumatori in mano alla mafia, che usa sostanze chimiche per sbiancare la mozzarella, il latte in polvere dalla Bolivia o la cagliata surgelata rumena, poi vendono le mozzarelle con il marchio DOP (denominazione di origine protetta) che dovrebbe garantire la provenienza dei prodotti, è un marchio,di qualità delle fasce di prezzo più alte.

L’agromafia, la mafia delle coltivazioni e dei generi alimentari, traffica con tutto ciò che rende unico il settore culinario del Made in Italy: olio di oliva, vino, frutta, verdura, formaggi, salumi, pasta e pane. La maggioranza dei produttori italiani è onesta, ma l’infiltrazione mafiosa sta crescendo di giorno in giorno, il giro di affari della criminalità organizzata nel settore si aggira intorno ai 24 miliardi di euro l’anno. Una parte notevole di questi prodotti viene esportata in Germania. Dice Gian Carlo Caselli: oggi si adultera, si clona, si imita, si copia, si falsifica con metodi avanzati e grandi capacità criminali. Ormai la mafia controlla molte pizzerie, ristoranti, bar, catene di negozi e quanto altro serve per riciclare proventi sia dal narcotraffico, sia dalle mozzarelle clonate.

Una volta si diceva che la mafia è una piovra, ma l’ex procuratore Caselli la definisce un camaleonte che si adatta costantemente a luoghi e epoche. La nuova mafia deriva dalla vecchia, adotta simboli e rituali antichi, eppure oggi è una mafia dei colletti bianchi. Quelli che attualmente sono al potere delle cosche, sono i figli dei capo clan di una volta, hanno studiato, frequentato università rinomate, parlano varie lingue e hanno saputo allacciare relazioni internazionali. I nuovi capi mafiosi, si muovono bene con le criptovalute, blockchain, società offshore, transazioni ad alta frequenza  e assegnazioni di fondi europei. In pratica la nuova mafia, studia i mercati, e quando viene fuori che il mondo va pazzo per la mozzarella, allora investono nell’oro bianco. Nel rapporto realizzato dall’Osservatorio sulla criminalità nell’agricoltura  e sul sistema agroalimentare emerge che nel 2018 le agromafie sono cresciute del 10 per cento. Un settore dove si guadagna molto e si rischia poco.

di Claudio Caldarelli

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