In aumento il numero di giornalisti uccisi nel mondo

Si è tenuta come sempre il 2 novembre, la quinta edizione della Giornata mondiale per porre fine all’impunità per i crimini contro i giornalisti, indetta la prima volta dall’ONU nel 2013. Un fenomeno, quello dei delitti contro la stampa, purtroppo in spaventosa crescita come rivela un rapporto dell’Unesco pubblicato proprio in questa occasione.
I numeri parlano chiaro e fanno paura. Un aumento del 18% di giornalisti uccisi in 5 anni, il 55% in Paesi in pace e quasi tutti rimangono impuniti. In altre parole, fino a qualche tempo fa erano gli inviati di guerra a morire in Paesi in conflitto, martoriati sotto le bombe, saltati in aria in operazioni belliche. Parliamo quindi di Paesi in cui fare il giornalista diventava e diventa, un mestiere estremamente pericoloso per via dei conflitti in atto. Oggi invece si assiste ad un’altra realtà, drammaticamente preoccupante. In questi ultimi anni infatti, vengono uccisi coloro che denunciano fatti politici, criminalità, corruzione, scandali, verità nascoste che tali devono restare, notizie sgradite ai potenti, ai criminali, ai corrotti e a quanti fanno affari con l’illegalità. E il 90% dei responsabili delle uccisioni dei 1.109 giornalisti assassinati tra il 2006 e il 2018 sono rimasti impuniti.
Anche il Presidente del Parlamento europeo David Sassoli ha voluto partecipare alla celebrazione di questa Giornata, e le sue parole dovrebbero indurre una riflessione in tutti noi: ”Non c’è democrazia senza la libertà di stampa”.
L’indagine segnala che i Paesi con il più alto tasso di vittime tra i giornalisti sono gli Stati Arabi, seguiti da America Latina, Caraibi e Asia, e che ad essere presi di mira come già accennato, sono sempre più spesso coloro che si occupano di fatti politici, criminalità e corruzione. Negli ultimi anni, i giornalisti e i professionisti dei media hanno visto aumentare e peggiorare gli attacchi alla loro sicurezza fisica. Il loro lavoro è sempre più ostacolato da minacce di perseguimento penale, arresti, detenzione, negazione dell’accesso alle informazioni, mancanza di indagini e procedimenti penali per reati nei loro confronti.
Resta comunque preoccupante, come ha sottolineato il Segretario Generale dell’Onu, Antonio Guterres che crescano gli attacchi contro le donne giornalista: ”le più esposte alla violenza di genere, alle espressioni di odio a sfondo sessuale, alle minacce e aggressioni sessuali”. Di tutto questo pagano non solo le persone interessate che perdono la vita per svolgere il loro lavoro ma la società nel suo complesso. Perché se non si riesce a difendere e proteggere loro, sarà estremamente difficile rimanere informati e contribuire al processo decisionale, se non possono svolgere in sicurezza il loro mestiere, il mondo di domani sarà segnato da confusione e quella disinformazione che fa gioco a tanti. Meglio che non si sappia, meglio non scoperchiare verità scomode e nomi altisonanti di potenti senza scrupoli.
Ed è ovvio per tutti che senza libertà d’espressione e media liberi sarà impossibile far progredire la democrazia e raggiungere obiettivi di sviluppo durevoli. E’ dunque necessario ricordare l’importanza del lavoro del giornalismo d’inchiesta, che è quello al servizio della verità, che si fa nemici perché non fa sconti, che da molti governi è visto come un avversario da eliminare, e questa Giornata ci aiuta a ricordare che abbiamo un problema enorme anche in Europa, che non è più – ammesso che lo sia stata in passato – una zona di confort per coloro che svolgono questo lavoro, perché dall’omicidio a Malta di Dafne Caruana Galizia abbiamo scoperto che in Europa vengono assassinati giornalisti d’inchiesta, come è accaduto anche a Jan Husak e ad altri ancora all’interno dell’Unione Europea.
Dobbiamo essere chiari sul concetto di libertà di stampa, che intanto riguarda anche noi e il nostro diritto di ricevere informazioni. Perché la libertà di stampa non è solo la libertà di scrivere ciò che si sa e sui cui si è indagato, è la libertà di scrivere ciò che si è appreso, senza subire conseguenze.

di Stefania Lastoria

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