Le monete testimoni della conquista araba della Siria

La battaglia di Ninive del 627, che segna la fine dell’ultima delle guerre romano-persiane, vede la netta vittoria dell’esercito romano orientale guidato dall’imperatore Eraclio. Dopo una lunga ed estenuante campagna durata 6 anni, i Romani d’Oriente riescono ad avere ragione dei Sasanidi e a recuperare la Siria, la Palestina e le altre regioni del Medio Oriente che erano cadute in mano persiana più di 15 anni prima. La guerra finì tuttavia per sfiancare i due contendenti, Romani e Sasanidi. I primi furono impegnati a ricostruire la loro autorità in quei luoghi, dove mancò in alcuni casi per più di vent’anni; gli ultimi furono alle prese con una crisi dinastica che portò ad un indebolimento del potere centrale. Ad approfittare della situazione furono gli Arabi, galvanizzati dalla predicazione di Maometto.
L’invasione araba di Siria e Palestina ebbe inizio nel 634, sotto la guida del califfo Abu Bakr che divise l’esercito in quattro corpi, ognuno con un obiettivo diverso.
La guerra durò quattro anni e nonostante gli sforzi dei Romani orientali, nel 637 la Siria, la Palestina e le città più importanti caddero sotto il controllo degli Arabi.
A testimonianza di quel momento così caotico ci giungono alcune emissioni monetali.
Queste raffigurano al dritto l’imperatore Eraclio in abiti militari e il figlio Eraclio Costantino in abiti civili; al rovescio si trova il segno di valore, l’anno di regno di Eraclio (il 25esimo, corrispondente al 634-635) e il nome della zecca che ha emesso la moneta, espresso in NEA.
Sebbene alcuni studiosi non siano concordi, è abbastanza verosimile che queste monete siano state coniate dai Romani d’Oriente in una zecca improvvisata, per poter effettuare il pagamento delle truppe impegnate sul fronte contro l’avanzata araba.
L’abbreviazione NEA permetterebbe di identificare la zecca, in questo caso la città di Neapolis di Palestina, corrispondente all’odierna Nablus.
Queste monete sono spesso coniate su porzioni di monete più vecchie e più grandi, frazionate per lo scopo. Si tratta di monete chiaramente emergenziali, la cui emissione potrebbe essere stata autorizzata dal governo centrale così come da qualche autorità locale, a seguito della scarsità di moneta in bronzo circolante con cui effettuare i pagamenti ai soldati.
Lo stile crudo delle raffigurazioni, l’irregolarità dei bordi, e la battuta frettolosa trasmettono tutta l’angoscia, l’incertezza e l’instabilità di quel particolare periodo storico, in cui gli Arabi infine annetteranno i territori di Siria e Palestina al loro califfato.
di Fabio Scatolini