L’insurrezione della bontà

Nel 1954 faceva talmente freddo in febbraio, che i poveri, i senzatetto, gli emarginati, morivano. Morivano lungo i marciapiedi, sotto i lampioni, sulle strade. Morivano nella indifferenza dei privilegiati: i ricchi che continuavano ad arricchirsi, senza pensare ai poveri e agli esclusi. L’abbè Pierre che aveva fondato nel 1949 la comunità di solidarietà Emmaus, cioè la casa dell’accoglienza. In quel gelido inverno del 1954, l’abbè Pierre lanciò un appello rivoluzionario: l’insurrezione della bontà. Dai microfoni di radio Lussemburgo un drammatico appello per fronteggiare l’emergenza freddo che colpiva i poveri e gli emarginati.

La risposta della popolazione fu impressionante, la solidarietà scattata in quelle ore permise di raccogliere in poco tempo denaro, indumenti, coperte, cibo, tende, affetto, amore e fratellanza. In una situazione drammatica scattò una solidarietà immensa, la mobilitazione fu enorme. L’abbè Pierre mise in moto una macchina della fratellanza che attraversava tutti i ceti sociali. Questa mobilitazione fu chiamata “l’insurrezione della bontà” e da quel momento nei quartieri più poveri, fra le genti emarginate, tra gli esclusi, iniziò una nuova vita. Sempre di povertà ma con meno solitudine, con meno morti di freddo. Da quel momento la speranza di farcela fece breccia nel cuore della gente, tutti si sentirono meno soli. Questa insurrezione era il frutto dell’impegno dell’abbè Pierre che aveva fatto voto di povertà, che aveva fatto la resistenza, il partigiano, combattuto contro il nazi-fascismo. L’abbè Pierre era un prete francescano che viveva tra i poveri come i poveri. Aveva capito che il male della società era l’esclusione, che nega a un essere umano la sua natura umana per farne un sub-umano o un mero oggetto. Tutto ciò che accade oggi. La società capitalista, il neo-liberismo, le politiche di mercato basate sul profitto, creano la società degli esclusi. Il consumismo come cultura di vita, snatura l’essere umano per renderlo sub-umano o oggetto inanimato. Dobbiamo prendere atto che nel mondo la disuguaglianza disumanizza e la ricchezza uccide milioni di persone.

La fame nasce dall’esclusione di miliardi di persone dalla ripartizione equa delle risorse. Il profitto uccide. Uccide persone. Donne. Bambini. Anziani. Il profitto uccide l’umanità così come uccide e soffoca il pianeta. Lo sfruttamento selvaggio delle risorse a beneficio di pochi genera sofferenza per molti. Diceva l’abbè Pierre: le politiche economiche liberiste, il capitalismo della Thatcher e di Regan, aggravano le esclusioni, aumentano la povertà e l’emarginazione. Generano miseria. Un ritorno alla condizione di “miserabili” mentre il mondo diventa più ricco, l’umanità diventa più povera. Quartieri interi, borgate, periferie, diventano luoghi di apartheid, mentre i residence dei ricchi si barricano di mura, telecamere, filo spinati e guardie armate. Si difendono da un possibile assalto della povertà. L’appello che scosse la Francia, per ricordare che l’indifferenza uccide, lanciato dall’abbè Pierre per lanciare l’insurrezione della bontà:

“Amici miei, vi chiedo aiuto… una donna è appena morta assiderata, questa notte alle tre, sul marciapiede del Boulevard Sébastopol, stringendo in mano il documento ricevuto il giorno prima, lo sfratto dall’alloggio…Ogni notte, sono più di duemila rannicchiati sotto il gelo, senza tetto, senza pane, più di uno quasi nudo. Davanti all’orrore, gli alloggi d’emergenza non sono più  abbastanza urgenti!

Ascoltatemi: in tre ore sono stati creati due primi centri d’accoglienza, uno sotto la tenda ai piedi del Pantheon, in rue de la Montagne Sainte Genevieve, l’altro a Courbevoie. Traboccano di gente, bisogna aprirne ovunque. Occorre che questa sera stessa, in tutte le città di Francia, in ogni quartiere di Parigi, vengano affissi cartelli sotto una luce nella notte, sulla porta di luoghi dove ci siano coperte, paglia, un piatto caldo e dove si possa leggere sotto questo titolo: Centro Fraterno di Riparo, queste semplici parole “ tu che soffri, chiunque tu sia, entra, dormi, mangia, riprendi speranza, qui ti amiamo”.

Qui ti amiamo. Qui siamo fratelli. Qui siamo uguali. Qui non ci sono ricchi, perché non ci sono poveri. Qui, al Centro Fraterno di Riparo, c’è abbondanza d’amore, perché non c’è odio. C’è fratellanza perché siamo uguali. C’è uguaglianza perché non c’è profitto. Ognuno è l’anima solidale del fratello senza distinzione di razza o religione. L’abbè Pierre, scriveva queste cose negli anni ’50, aveva capito che l’insurrezione della bontà ci avrebbe reso tutti migliori, meno indifferenti. L’insurrezione della bontà per combattere la disuguaglianza, per togliere ai ricchi ciò che è stato tolto ai poveri e rendere tutti esseri umani.

di Claudio Caldarelli

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