Niente di questo mondo ci risulta indifferente*

*(titolo ripreso da “l’Osservatore Romano” del 24 maggio)

Quando, il 13 marzo 2013, il cardinale protodiacono, dopo la crisi legata alle dimissioni di Benedetto XVI°, annunziò al mondo che il nuovo papa “sibi nomen imposuit Franciscum” fu subito chiaro che qualcosa di nuovo stava succedendo, nella chiesa cattolica.

Nessun papa era stato mai scelto nella Compagnia di Gesù.

Nessun papa era mai venuto dalle Americhe, dalla “fine del mondo”.

Nessun papa aveva scelto per sé Il nome del poverello di Assisi.

Anche le sue prime parole sono state nuove.

Ha parlato di sé come vescovo di Roma, non come papa.

Ha chiesto alla folla di piazza S. Pietro di pregare con lui per tutto il mondo “perché ci sia una grande fratellanza”.

Ha dato la sua prima Benedizione “a tutto il mondo, a tutti gli uomini e le donne di buona volontà”.

Poi sono venute le linee guida di Francesco.

Realizzare il Concilio Vaticano Secondo nella sua interezza.

Ricordare a tutti ed attuare che la Chiesa è dei poveri, è per i poveri.

Essere “Pontifex” e quindi realizzatore di ponti verso tutte le chiese cristiane, verso tutte le religioni, verso tutti i popoli, verso tutta l’umanità.

C’è stata la prima enciclica, la “Lumen fidei” per i vescovi, i presbiteri e i diaconi, le persone consacrate e tutti i fedeli laici. Si tratta di una riflessione rivolta al mondo dei credenti, ma nel capitolo conclusivo la fede è legata al rispetto della natura,alla indicazione di trovare modelli di sviluppo che non basati soltanto sull’utilità e sul profitto, alla ricerca di forme di governo al servizio del bene comune; alla necessità di avere costante presenza in tutte le sofferenze materiali e sociali del mondo.  

Poi, tre anni dopo l’inizio del pontificato, avviene la pubblicazione dell’enciclica “Laudato sì”, intitolata “Sulla cura alla casa comune” datata 24 maggio 2015.

In essa l’argomento principale trattato è l’interconnessione tra crisi ambientale della Terra e crisi sociale dell’umanità, quindi la necessità di una ecologia integrale.  Francesco ha voluto precisare che non si tratta di un’enciclica verde ma di un’enciclica sociale, rivolta a tutte le persone di buona volontà per prendere cura della nostra casa comune e dei nostri fratelli e sorelle più fragili.

È rivolta a tutti, quindi, credenti e non credenti, è rivolta a tutti noi.

Riguarda ogni settore della società in cui oggi viviamo.

Ci sbatte in faccia le radici umane della crisi ambientale e sociale, planetaria, onnitemporale, che si accanisce in particolare contro i poveri, gli invisibili, i miliardi di persone senza diritti.

Quelle radici sono le logiche di un dominio tecnocratico, sono la mancanza di una governance mondiale, sono lo strapotere illimitato del mondo della finanza, sono l’egoismo dei consumi inutili condizionato da pubblicità inarrestabili.

Ma non c’è solo la denuncia, nella “Laudato sì”. Ci sono alcune linee di orientamento e di azione, per le quali c’è come fondamento il dialogo tra nazioni a livello internazionale e tra culture diverse e tra i diversi strati sociali, avendo come riferimento quale mondo si vuole lasciare alle generazioni future. E cioè un mondo molto diverso da quello di oggi,

  • in cui politica ed economia siano al servizio della vita,
  • in cui “la politica non deve sottomettersi alla economia e questa non deve essere sottomessa al modello efficientista della tecnocrazia,
  • in cui sia garantito la multicultura che nasce dalla sintesi degli sviluppi delle diverse società terrene.
  • in cui ai paesi poveri sia dato come diritto primario la liberazione dalla fame, dalla sete, dall’ignoranza, dallo sfruttamento delle proprie risorse.

La “Laudato sì” è la linea fondamentale del pontificato di Francesco.

È insieme percorso spirituale per i credenti e sviluppo di una coscienza morale per tutte le donne e gli uomini della terra.

E dopo 5 anni dalla sua promulgazione, il 24 maggio 2020, Francesco annuncia lo sbocciare di un anno speciale per riflettere sull’enciclica, per ascoltare e rispondere al grido della Terra e dei poveri.

Un anno “speciale”: nella chiesa cattolica esistono i giubilei, “anni santi” per i fedeli, l’ultimo è stato il giubileo straordinario della Misericordia, iniziato il’8 dicembre 2015.

Ma questa è una iniziativa diversa, in un mondo sconvolto dalla pandemia del Covid19, in un mondo che soffre di altre tragedie, anche più mortali, come la pandemia della fame con più di quattro milioni e settecentomila morti in quattro mesi, come la pandemia dell’acqua, con 4 milioni di persone che si stima moriranno quest’anno per la mancanza di acqua, servizi e pratiche igieniche (WASH, acronimo inglese di Water, Sanitation and Hygiene).

È una iniziativa diversa, speciale, perché non è dedicata al suo gregge, ai fedeli cattolici, perché Francesco ha invitato “tutte le persone di buona volontà ad aderire, per prendere cura della nostra casa comune e dei nostri fratelli e sorelle più fragili”. 

È la constatazione che la società mondiale è in crisi, è un invito per studiare insieme la strada per arrivare ad un mondo più solidale, più pacifico, più giusto, più libero

E’ una chiamata che noi di Stampa critica, il giornale degli ultimi, sentiamo come importante, come necessaria, come indifferibile, come nostra.

Perchè niente di questo mondo ci risulta indifferente.

 

di Carlo Faloci  

(carlofaloci@tiscali.it)

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