Pace e Libertà

Tutti (o quasi!) conoscono la filastrocca di Gianni Rodari “L’accento sulla A” ma non è certamente conosciutissima la circostanza relativa alla sua ideazione e compilazione. Successe nel lontano 1950 e ne fu protagonista Luciana Romoli, nata a Roma il 14 dicembre 1930, ex Staffetta della Brigata Garibaldi della sesta zona di Roma, nome di battaglia “Luce”.

Finita la guerra e ottenuta la Repubblica nel 1946 e la Costituzione nel 1948 Luciana inizia a lavorare, nel 1950, nella segreteria del “Pioniere”, un giornale per ragazzi, appena fondato a Roma.

Nel 1947 i comunisti erano stati estromessi dal governo e, tanto per accennare al clima politico allora instaurato, Ministro dell’Interno era nientepopòdimeno che Mario Scelba, colui che utilizzava la Celere come fosse cosa propria e che dell’anticomunismo fece una questione di vita.

Quella mattina del 1950 Luciana, militante del P.C.I. e che era attivista in varie sezioni: Femminile, Stampa e Propaganda, Organizzazione, prima con Amendola, poi con Berlinguer, non andò alla redazione del Pioniere perché aveva preso accordi con i suoi compagni del Partito ed avevano stabilito di andare a scrivere alcuni messaggi sui muri della città, in particolare sul Lungotevere. L’accordo con gli altri compagni era che lei scrivesse i messaggi mentre gli altri si incaricavano dei controlli ed avrebbero provveduto ad avvisarla con un fischio dell’eventuale arrivo di agenti.

Luciana così ha ricordato quell’episodio: “L’accordo era che, al loro fischio, saremmo dovuti scappare. “Pace e liberta,” scrissi, senza riuscire a mettere l’accento sulla a.  Sentii la sirena che segnalava l’arrivo della polizia. Non fuggii. Mi fermai per completare la parola e tracciare quell’accento. Mi arrestarono.

Telefonai a mia madre. Le dissi: “Chiana il direttore del giornale. Digli che il partito mi manda a Napoli per la campagna elettorale e starò via una settimana, dieci giorni. Domani non potrò andare al lavoro”. Il direttore capì subito. A Napoli non c’era nessuna campagna elettorale. Appena tornata in redazione mi chiese subito: “Ma che hai combinato?”. “È successo che l’articolo 21 della Costituzione dice che uno può esprimere liberamente la propria opinione con scritte, manifesti. Io ho fatto quello: ho scritto “Pace e Libertà” ma non sono scappata al fischio dei compagni. Non avevo messo l’accento sulla a”.

Il direttore sorrise e scrisse una poesia sulla storia raccontata da Luciana. “Quel direttore era un grande scrittore di storie per ragazzi, un giornalista, un educatore, un poeta…Si chiamava Gianni Rodari.”

L’ACCENTO SULLA A
“O fattorino in bicicletta
dove corri con tanta fretta?”
“Corro a portare una lettera espresso
arrivata proprio adesso”.
“O fattorino, corri diritto,
nell’espresso cosa c’è scritto?”
“C’è scritto – Mamma non stare in pena
se non ritorno per la cena,
in prigione mi hanno messo
perchè sui muri ho scritto col gesso.
Con un pezzetto di gesso in mano
quel che scrivevo era buon italiano,
ho scritto sui muri della città
“Vogliamo pace e libertà”.
Ma di una cosa mi rammento,
che sull’-a- non ho messo l’accento.
Perciò ti prego per favore,
va’ tu a correggere quell’errore,
e un’altra volta, mammina mia,
studierò meglio l’ortografia”.

Gianni Rodari

 

di Pietro Lucidi

 

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