Sostenibilità: il futuro del pianeta nelle mani delle nuove generazioni

silviaNell’ambito del “Laboratorio di Diritto Vivente- Diritto Comparato” della Facoltà di Filosofia della Pontificia Università Antonianum, gli studenti sono stati messi di fronte al paradigma dell’ecologia integrale con l’intento di rileggere la complessità del problema con un’ottica nuova, diversa, aperta alle nuove problematiche relative alle sfide di oggi, a quelle sfide prioritarie indiscusse protagoniste del nostro secolo: lo sviluppo sostenibile, l’economia circolare, l’inquinamento di cambiamenti climatici e in generale il deterioramento della qualità della vita.

L’Agenda 2030 sottoscritta dai 193 paesi dell’ONU nel 2015, ha posto in modo chiaro e irrevocabile gli obiettivi comuni da raggiungere. Tra i diciassette punti individuati come prioritari, quali quelli fondamentali come la lotta alla povertà e alla fame nel mondo, vi sono obiettivi chiave altrettanto importanti, indispensabili e soprattutto urgenti da raggiungere per poter trasformare la società umana alla luce di uno sviluppo sostenibile. La lista è lunga e la complessità del problema lo conosciamo tutti: parliamo di obiettivi come la pace, la giustizia e la tutela di istituzioni solide,  l’assicurare una istruzione di qualità a tutti, la dignità del lavoro e la crescita economica di quei paesi rimasti indietro con la conseguente riduzione delle disuguaglianze, la salute e il benessere, la tutela dei servizi igienico-sanitari un obiettivo che magari a noi può destare sorpresa, e spero non destare ironia o ilarità, che  forse ci sembra una richiesta tanto ovvia quanto assurda, ma che invece non lo è assolutamente (ad oggi circa 2,5 miliardi di persone nel mondo non hanno accesso a servizi come il wc o le latrine e ogni giorno circa 1000 bambini muoiono a causa di malattie legate all’acqua e all’igiene).

Altri obiettivi messi a fuoco sono quindi la sostenibilità e la vivibilità delle città, l’aria pulita e l’acqua potabile e a seguire gli altri punti legati allo sviluppo sostenibile delle imprese, alle innovazioni e alle infrastrutture necessarie alla vita della comunità umana, alla produzione e al consumo responsabile. In parole povere, la strategia globale per lo sviluppo sostenibile nell’ambito degli impegni sottoscritti a livello internazionale, ci riguarda oggi e riguarderà sicuramente le nuove generazioni, quelle che prenderanno in mano le redini della politica (intesa come gestione della polis) e che oggi magari frequentano le scuole elementari. Vista la progettualità a medio e lungo termine, non saremo noi adulti che vedremo il grande cambiamento (anche se questo non significa non dover prendere parte attivamente al processo di trasformazione già in atto e al quale dobbiamo tutti partecipare) saranno i futuri cittadini del mondo che verrà che decideranno le sorti del pianeta, quelli che oggi corrono in cortile durante la ricreazione a scuola, ma domani saranno le menti della futura classe istituzionale e dirigenziale, della politica, della governance e del management del paese. Ecco, quindi, che nasce l’esigenza di comprendere anche il significato del termine “sviluppo sostenibile”, ve lo siete mai chiesti cosa significa? Significa quello sviluppo che soddisfa i bisogni del presente senza compromettere la capacità che hanno le generazioni future di poter soddisfare le proprie.

Da madre di tre figli di cui una di quindici anni, la domanda sorge spontanea: i nostri figli staranno ricevendo una educazione mirata verso una ecologia integrale, verso il raggiungimento di quegli obiettivi così determinanti per il futuro del pianeta? Come gli verrà insegnata una sana etica sociale utile allo sviluppo di un paese? Avranno le giuste competenze e un giusto comportamento sano e corretto, tale da poter essere d’esempio come testimoni del cambiamento a livello valoriale? Avranno le basi per poter affrontare temi tanto importanti quanto vitali quali quelli accennati e, soprattutto, avranno la consapevolezza dell’idea di fondo che “tutto è connesso”?  Siamo di fronte ad una svolta epocale, nel nostro piccolo, confidiamo che in Italia, il Ministero per la Transizione Ecologica stia elaborando una serie di strategie transdisciplinari necessarie ad abbracciare tutti quegli aspetti che dovranno essere portati ad una attenta analisi dei futuri specialisti dei vari settori coinvolti, esperti in energia rinnovabile, in tutela del territorio, in trasformazione e mantenimento delle infrastrutture e tecnici e studiosi del terzo settore, dei servizi, dell’agricoltura e dell’allevamento, del sistema idrico e delle fonti di acqua naturale, ma anche delle industrie impegnate nella sostenibilità e della vivibilità degli agglomerati urbani e della respirabilità dell’aria. Un compito non semplice li vedrà protagonisti del domani, a condizione che oggi, il nostro contributo sia tale, che la loro crescita sia orientata dalle nostre scelte e dai nostri insegnamenti quotidiani.

  di Silvia Amadio

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