Anticoncezionali gratuiti: una pillola contro l’ipocrisia

Due anni dopo aver abolito l’obbligo di ricetta per la contraccezione di emergenza delle minorenni, l’Aifa sta discutendo la gratuità dei contraccettivi orali per tutte le donne che hanno meno di 25 anni. Inutile dire che in Italia, nonostante le belle parole, i discorsi, i comizi e i grandi proclami, manca ancora una vera e propria cultura della prevenzione. E finora, tranne alcune regioni virtuose come Toscana, Puglia, Lombardia ed Emilia-Romagna, non si è fatto granché per aiutare le donne a proteggersi dalle gravidanze indesiderate.

Nel nostro paese, negli ultimi anni, ha trionfato l’ipocrisia: si poteva (per fortuna) abortire gratuitamente ma l’accesso alla contraccezione, che è l’unico modo per ridurre il numero delle gravidanze indesiderate e di conseguenza degli aborti, era a pagamento.

Si pagavano i profilattici, si pagavano le pillole, si pagavano i cappucci cervicali, si pagava lo spermicida: si pagava praticamente tutto a parte, talvolta, la spirale – che però è adatta alle donne meno giovani e che hanno già partorito.

Detto questo, a differenza di molti altri Paesi europei, le giovani donne dovevano arrangiarsi da sole. E spesso non ce la facevano.

Ci si chiede perché aver escluso i contraccettivi dai livelli essenziali di assistenza. Cioè, perché non si è voluto far figurare i preservativi tra gli “ausili per la cura e la protezione personale” oltre che, tanto per fare un esempio, gli assorbenti igienici per l’incontinenza? Difficile trovare una spiegazione.

Persino chi si scaglia contro la legge 194 – e ce la mette tutta per renderla inapplicabile – avrebbe dovuto scandalizzarsi perché proprio loro sono i primi ad aver sempre sostenuto che prevenire è meglio che curare. Che la vita è sacra. Che vogliono dare il diritto alle donne che pensano che l’aborto sia l’unica scelta che hanno, di fare una scelta diversa. Ma come si fa a contrastare l’aborto se non si facilita poi l’accesso alla contraccezione?

Il ragionamento è banale, e le conclusioni sembrano talmente evidenti che sorge spontaneo domandarsi se dietro le battaglie contro l’Ivg portate avanti dalla destra, in fondo, non ci sia il desiderio recondito di tornare all’epoca in cui ogni relazione sessuale era finalizzata alla procreazione, cancellando così non solo secoli di battaglie femminili, ma anche la possibilità, per la donna, di poter vivere liberamente la propria sessualità.

In conclusione la contraccezione è già da tempo gratuita in Olanda, Svezia, Portogallo, Slovenia e, da ormai un anno, anche la Francia offre gratuitamente la pillola a chi ha meno di 25 anni.

Secondo l’ultimo atlante stilato da Aidos (Associazione italiana donne per lo sviluppo), l’Italia è al ventiseiesimo posto in materia di prevenzione sessuale: l’accesso alla contraccezione è talmente precario che le giovani donne non sono affatto protette.

Come ci insegna però il filosofo americano John Rawls, una società è giusta solo quando si rispettano due principi cardine: il “principio di uguaglianza” e il “principio di differenza”.

Anche semplicemente perché ogni essere umano è uguale a tutti gli altri in termini di dignità, e deve quindi poter godere degli stessi identici diritti nonostante le proprie differenze; ma poi esistono anche numerose differenze che richiedono misure specifiche affinché le disparità socioeconomiche non si approfondiscano ulteriormente. Come accade, appunto, nel caso dell’accesso alla sanità, alle cure e ai farmaci. E quindi pure alla contraccezione che, complice la crisi economica, è decisamente troppo onerosa per troppe donne.

Ottima decisione, quindi, quella che l’Aifa potrebbe prendere.

Ora non resta altro che sperare che non insorgano ostacoli, pratici e politici.

E che nessuno osi nemmeno immaginare che la salute e la libertà delle donne possano trasformarsi in un campo di battaglia minato dall’ipocrisia e dall’indifferenza, dai giochi di potere politici, da avere o meno più sostenitori specie in campagna elettorale e dopo, quando i “posti di potere” vanno ben custoditi e mantenuti per il bene e la dignità personale.

Come sempre i governanti di tutte le nazioni dovrebbero anteporre il bene del proprio popolo, la salute, la dignità, l’accesso alle cure gratuite, condizioni di vita più che dignitose, lavoro e tutto ciò che occorre per vivere e non “sopravvivere”. Quando le esigenze di ognuno verranno soddisfatte, solo allora potremmo dire di vivere in un “mondo giusto”.  

di Stefania Lastoria

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