Fragilità

Che il ministro degli Interni fosse un esperto di logistica è stata per noi italiani una vera sorpresa. Non ha sortito effetti meno sorprendenti ma comunque piacevoli, il bando di concorso indetto dal ministero per l’assunzione di cinquanta magazzinieri (considerata la mole di lavoro che ci sarà). Ai candidati sarà richiesto almeno un anno di esperienza nella gestione di operazioni di scarico e carico residuale. Per chi non è esperto di logistica e per chi non è informato sui fatti, diremo in breve che si tratta di un termine utilizzato nei giorni scorsi utilizzato dal ministro di cui sopra per dare un nome a delle persone che si trovavano su di una nave. A parte la confusione che si genera quando ci sono troppi ministri a cantare per cui c’è sempre il rischio che non faccia mai giorno, e (sappiamo tutti quanto è necessaria la luce diurna per risparmiare sulle bollette) sembra che altra confusione sia stata generata dal termine “fragilità” (avrebbero potuto fare, visto che c’erano, un altro ministero con specifiche competenze in materia di migrazione e qualità annesse).

La fragilità è un termine che ben si adatta agli umori variabili del nuovo ministro Matteo Piantedosi, che, magari, nemmeno avrebbe voluto farlo, il ministro dei migranti. Vabbè, alla fine gli sono toccati e se ne farà una ragione, come noi del resto. Immagino che tutti siano informati sugli sbarchi dei migranti dalle navi ONG a Catania e quindi tutti sanno che alla fine da quelle navi sono scesi proprio tutti, i più fragili, quelli un po’ meno fragili, quelli un po’ meno meno fragili, quelli non fragili affatto e che sono diventati fragili per un giorno. Magari non tutti hanno seguito fino in fondo la faccenda e si sono accontentati di leggere che la pacchia è finita e che finalmente c’è chi seleziona i migranti fragili che possono scendere, da quelli che non sono fragili e che poi lo diventano. L’importante è far vedere agli Italiani, ai veri italiani, quelli che non sono fragili (la fragilità può essere anche emotiva e non è una qualità che piace a quelli tutti di un pezzo) che da un dato momento (da definire) nessuno sbarcherà sulle sponde italiche. Che ci sia il rischio che gli altri paesi europei facciano saltare gli accordi precedenti diventa relativo. Tutto è bene quello che finisce bene e che finirà meglio. Al ministro Piantedosi non resterà altro, qualora non riuscisse a dormire, invece che contare le pecore, contare i migranti (quelli fragili e quelli meno fragili) che scendono dalle navi. A questo punto gli auguriamo di non avere problemi ad addormentarsi, perché pensiamo che le pecore, scusino, gli immigrati, continueranno a venire e dovremmo attrezzarci, ovviamente con gli altri paesi europei, a scaricare i prossimi carichi residuali. Nota positiva, ci sarà un incremento di magazzinieri.

Paolo Sabatino

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