Girls on the Move in North Africa

Paura e violenza, paura della violenza, fuggire dalla violenza per incontrare altra violenza, povertà, solitudine, smarrimento e nessun accesso ai servizi sociali di base. È questa la realtà che emerge da uno studio di Save the Children realizzato in collaborazione con il centro Samuel Hall e intitolato “Girls on the Move in North Africa” che si basa su interviste realizzate nel 2022 a bambine, ragazze e giovani donne di età compresa tra i 9 e i 24 anni, principalmente provenienti da Paesi dell’Africa sub-sahariana, che migrano verso o attraverso la Libia, Tunisia e Marocco o arrivano in Italia e Spagna.

Conflitti, violenze domestiche, matrimoni forzati, mancanza di prospettive, dissidi familiari ed esposizione ad abusi sono tra i fattori che spingono le ragazze a migrare verso o attraverso il Nord Africa. Tra le ragazze intervistate, riporta lo studio, una su tre subisce o è testimone di abusi sessuali mentre scappa dal Paese d’origine per cercare un futuro migliore in altri luoghi. 

“Ci hanno chiuse in un posto con altre donne e bambini”, racconta Marie, 14 anni, ai microfoni di Save the Children e Samuel Hall. “Siamo rimasti alcuni giorni senza spostarci, mangiare e bere. In questo posto violentavano persone e persino bambini. Stavano per violentare anche me, ma mia madre è riuscita a salvarmi”.

Un altro rischio comune durante la migrazione attraverso il Nord Africa è l’arresto o la detenzione. Noella, 16 anni, è stata intercettata dalla guardia costiera libica e inviata in un centro di detenzione. “Mi hanno sbattuto la testa contro il muro in Libia”, ha raccontato, “hanno chiesto soldi ma io non ho una famiglia, quindi mi hanno trattato male. Altre volte ti mettono un sacchetto di plastica in faccia. Vogliono farti del male”.

Quante altre bambine ancora, come Marie e Noella, devono vivere ogni giorno tale violenza prima che tutto questo possa cambiare? È impossibile dirlo, ma informare e informarsi è sicuramente il primo passo da fare ed è quello che Save the Children e Samuel Hall hanno tentato di fare con questo studio che affronta una lacuna informativa importante.

Luna Zuliani

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