Libri invenduti

Ciao vorrei un libro.

Di che genere.

Un libro usato.

Ne ho tanti.

Un usato invenduto.

Non ho capito.

Vorrei un libro usato che non ha venduto neanche una copia.

Cosa ci fai.

Non lo leggo, ma colleziono libri usati invenduti.

Ne ha molti.

Si, la libreria piena.

Lei è uno strano collezionista lo sa.

Certo, me lo dicono in tanti che sono uno strano collezionista.

Accade ogni volta che entrò in libreria e che chiedo libri invenduti. Mi rendo conto che la scelta è infinita. Sono più i libri invenduti dei libri venduti. Sono di più i libri non letti dei libri letti. Io mi accontento di collezionarli.

Così ho conosciuto scrittrici e scrittori sconosciuti, anzi improbabili. Hanno scritto di tutto, in tutte le salse. Mi piace guardare le copertine dei libri invenduti e leggere ad alta voce il nome sconosciuto che da quel momento è conosciuto, almeno da me.

Mi capita quando parlo di letteratura, di citare alcune scrittrici sconosciute e vedere la faccia dei miei interlocutori che sono in imbarazzo a dire che non conoscono questa scrittrice. La mia collezione di libri invenduti è una figata che mi fa fare belle  figure e mi permette di mettermi in mostra.

Ieri mattina ero al parco, seduto su una panchina, avevo appena acquistato un libro invenduto, zero copie, di una scrittrice sconosciuta, una certa Priscilla Armeni.

Alla panchina vicino c’erano sedute due donne, ugualmente affascinanti, sulla cinquantina. Alcuni tatuaggi sulla scollatura, altri sul braccio. Vestito ampio di lino, orecchìni grandi e collana lunga con un grande pendolo lavorato. Tipo professoresse o maestre di sinistra o radical schic. Parlano di libri. Di narrativa. Mi sembrano discorsi interessanti. Mi avvicino e mi infilo nel discorso. Avevo notato il sorriso che mi aveva lanciato la donna con i capelli castani e un leggero rossetto che la rendeva più sensuale dell’altra, che era ugualmente sensuale.

Scusatemi se mi intrometto, ho ascoltato i vostri discorsi sui libri. Vorrei consigliarvi un libro particolare. Particolare perché è un libro invenduto, perso scritto da una donna che voleva sentirsi al centro dell’attenzione e uscire dalla propria solitudine. Mi lancio in una presentazione fantasiosa, non positiva, sullo scrivere libri che non vendono neanche una copia e che rappresentano la personalità di chi scrive. Non penso queste cose, ma nel discorso ci stavano. Vado avanti per un po’. Loro mi ascoltano, lei, che mi aveva  sorriso, mi guardava con approvazione. Così faccio detonare la bomba. Dico: come questo libro, che non ha venduto una copia, una cazzata mostruosa che mette in mostra l’egocentrismo  della scrittrice che si crede tale ma non lo è. Poveretta questa Priscilla Armeni.

Lei mi guarda, non mi sorride più, mi strappa il libro dalle mani e mi dice: vaffanculo sono Priscilla Armeni.

Emanuele Caldarelli

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