Torcete i vostri volti e fuggitemi…

Quando i versi di una poetessa iniziano richiamando alla memoria Primo Levi è un ottimo biglietto di presentazione. Quando poi continui a leggere, e ti trovi catapultato dentro le viscere che hanno anche ascoltato Pasolini, ti tendi conto di essere fortunato ad aver incontrato questi versi. I versi di Chiara Zaffina.

Non facili. È necessario leggerli con pazienza, come quando leggi Dostojevsky, non devi saltare neanche una parola, anzi devi tornare indietro per farti avvolgere dalla intensità di ciò che la poetessa voleva esprimere. “Sul burnout nelle professioni sanitarie” le parole hanno le spine, ti strappano lembi di pelle, con dolcezza e con violenza, ti feriscono delle ferite altrui. 

                               Chiara Zaffina

Versi non facili, per questo bellissimi. Bellissimi nel significato e nella valenza di cui sono intrisi. Escono dalle gabbie che sostengono la tragedia, la rendono umana, nel dolore e nella sofferenza empatizzata. 

Così ti si iniettano nelle vene, veloci, glabri, senza orpelli e virtuosismi barocchi. Sono essenziali, talmente essenziali da trascinarti nel loro fluire corporeo e spirituale. La forza di ogni “accapo” è notevole e ti spinge a proseguire per entrare in un mondo altrimenti sconosciuto o volontariamente scansato. 

Versi privi di trapassi sublimi e di rimandi, sono un unico corpo di dolore spezzato, di sofferenza della carne ma prima ancora della testa. Sempre o quasi sempre lenta preparazione al senso che Chiara Zaffina vuole rendere esplicito. I versi non hanno paura di essere espliciti, anzi sono scelti con cura per non essere fraintesi. Ciò che proviamo nel leggerli è esattamente ciò che si voleva trasmetterci nello scriverli, senza infingimento alcuno.

Possiamo essere sicuri che, ogni verso poetico è stato scritto per essere antipoetico, unico modo per sottrarli alla banalità del male e consegnarli ad una eternità letterale fuori dal tempo ordinario, in grado di attraversare le pareti bianche del lessico classico, cioè assolutamente vero. Vero nel sofferto stato d’animo della poetessa che assorbe ogni dolore umano come suo dolore, senza pause  e senza sconti.

Versi senza catene, liberi e veri di verità che scaturiscono dalla vita vissuta quel giorno, che è tutti i giorni vissuta un minuto prima “Povera carne dei miei sogni”.

Chiara Zaffina, ferita delle ferite altrui, s’avvolge nel sudario della “sorellanza” calzando le derive d’ogni forma, divenendo il sepolcro tradotto nella lingua dei versi: “Chiara, tu sei fatta per momenti non comuni”.

A noi rimane il sofferto piacere di rimanere abbagliati e di mostrare stupore e compiacerci di queste parole nuove, pregne di essenza interiore che dovremmo lasciare in eredità alle nuove generazioni. 

“Torcete i vostri volti e fuggitemi. Che suonano a me le vostre voci…”

Con il cuore sul palmo della mano chiudo con un verso non mio:

“Ti amerò per i poeti che non ti hanno vista/ per i poeti veri/ che erano al mondo/ quando tu non c’eri/ ma già amavano i versi che avresti scritto…”

Chiara Zaffina

Sul burnout nelle professioni sanitarie

Considerate se questo è un uomo
Inerpicato su metalli sgraziati
Sbrigativamente manipolato
Tatuato di sangue secco
Ordigno di plastica ed aghi
Formiche per lenzuola sfatte
Che solo ai morti si confà
La geometria solenne
Lingua gialla e unghie di terra
Le corsie cisterne di lamenti

Considerate se questa è una donna
Radi i capelli intrisi di pianto
detestabile immobilità
Non voler più pisciare
Senza regole del femminile
Che intrappolino suoni e odori
Feroce ricerca del conforto
Nella mano stregata dal guanto
Che trasforma il fuoco umano
In gelidi dati

Povera carne dei miei sogni
Se non siete più uomini o donne
È perché già io prima di voi
Da molto tempo
Non lo sono più.
Torcete i vostri volti e fuggitemi
Che suonano a me le vostre voci
Come a una bestia da soma
Il volo della mosca
E così pigramente infastidita
Mi appunto due parole
Pregando che non parliate d’altro
Che dell’indispensabile ai moduli
Infine
quando una vecchia piange
vuole il marito
che cosa ha
quando tornerà a casa
Imperturbabile come un boia
Soltanto mi preme
Una firma veloce
sul foglio del consenso

Meditate che questo è.
Qualcun altro vi prego
Li aiuti
Ci aiuti.

di Chiara Zaffina

 

Articolo di Claudio Caldarelli

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