India, tra libri e realtà

Cerco l’India che studio nei libri nel Caos dell’India della realtà. 

Per ora c’è un abisso tra le due. 

Ieri un prete indiano, quando gli ho detto che non trovavo corrispondenza tra libri e realtà, mi ha risposto in un buon italiano: “prova ad andare a Campo di Fiori e a cercare Sant’Agostino tra i banchi del mercato”. 

Per ora l’India del Vedanta, dell’Identità tra Sé, Mondo e Dio della Gita, delle Upanisad. È sommersa dal traffico di Bangalore, dagli stranissimi clacson dei veicoli, dai templi pieni di colori, di candele, di regole e di incensi, e da mille strati di “abbottonamento” nelle anime delle bravissime persone che incontriamo nel contesto del ritiro con Italia Solidale. 

Ma dov’è l’India dei Rishi, degli Alvar, dei maestri che hanno saputo rompere le regole, uscire dagli schemi, e hanno creato vie inimitabili verso il Centro di Sé che sono state riprese per millenni in ogni angolo della terra? 

Si impone, dentro di me, una grande urgenza di umiltà e di ricerca. Continuando a chiedere, a domandare, a cercare, senz’altro qualcosa di profondo emergerà, e non come mi aspetto io, ma in modo totalmente imprevisto. 

Ieri durante le testimonianze sono arrivati i primi lampi. Una donna, una giovane mamma, davanti a tutti è riuscita a esprimere una grande sofferenza personale, e proprio entrando in contatto con essa è stata capace di sprigionare una intensa speranza. 

L’India è sempre stata capace di produrre uomini e donne in grado di pensare in libertà, fuori dagli schemi, e di aprirsi con una creatività spirituale inimitabile strade infuocate verso l’Assoluto e la Liberazione (Moksa). 

Non è possibile che una scintilla di questo Fuoco non arda, segreta e nascosta, in ognuna di queste persone. 

Forse, per riconoscerla, bisogna solo imparare a guardare con occhi nuovi.

Giacomo Fagiolini 

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