Onu, Antonio Guterres un socialista come nuovo segretario

Il lavoro più impossibile del mondo. Così Trygve Lie definiva la carica di Segretario generale delle Nazioni Unite, lui che fu il primo regolarmente eletto. Dal prossimo 1° gennaio il peso di una simile responsabilità passerà al portoghese Antonio Guterres, che andrà a sostituire il sud coreano Ban Ki-moon.A dire il vero, Guterres non è stato ancora eletto ma solo nominato dal Consiglio di sicurezza. Infatti il meccanismo di elezione prevede che, su raccomandazione del Consiglio, l’Assemblea generale (dove siedono irappresentanti di tutti gli stati membri) voti il candidato scelto, che verrà eletto qualora ottenga la maggioranza dei due terzi. In realtà quest’ultima fase appare una formalità a questo punto, visto che mai in passato l’assemblea ha rifiutato un candidato. Dopo essere uscito vincitore in tutti i sei sondaggi informali tra i membri del Consiglio, il 6 ottobre scorso è arrivata la nomina ufficiale. La candidatura di Guterres, l’unico a non aver ricevuto veti dai membri permanenti, ha permesso una coalescenza tanto insperata quanto insolita, soprattutto in questo periodo: quella tra Russia e Stati Uniti. Secondo le linee guida (quindi non vincolanti) questa volta la scelta sarebbe dovuta cadere su un candidato proveniente dall’ Europa orientale, unico gruppo regionale a non aver mai espresso un segretario. E invece, i contrasti ancora forti sulla questione ucraina e le tensioni ai confini tra Russia e Paesi Baltici, rendevano di fatto troppo complicato trovare un candidato che potesse mettere tutti d’accordo. Guterres, nato a Lisbona nel 1949, è stato Primo Ministro del Portogallo e dal 2005 al 2015 a capo dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR). La sua carriera politica inizia nel 1974 quando entra nel Partido Socialista. Il 1974 non è una anno normale per il Portogallo. Quello è l’anno della cosiddetta Rivoluzione dei Garofani che, dopo aver spezzato il regime dell’Estado Novo fondato da Salazar negli anni 30, avrebbe riportato il paese alla democrazia. Proprio l’appartenenza e le idee socialiste sembravano essere un freno alla sua candidatura. Il Wall Street Journal, ad esempio, aveva criticato Guterres, affermando che un socialista da tutta la vita non era adatto a ricoprire un ruolo così super partes, dimostrando come tuttora sia difficile negli Stati Uniti accettare la differenza tra socialdemocrazia europea e socialismo di tipo marxista. In una fase storica in un cui non c’è una chiara relazione di forze né un meccanismo globale adatto ad affrontare le crisi, Antonio Guterres sembra poter essere l’uomo giusto per rinnovare e ridefinire il ruolo dell’Onu, dopo la non memorabile gestione di Ban Ki-moon. All’UNHCR è riuscito a tagliare gli eccessivi costi burocratici. Ha accumulato sia l’esperienza politica sia quella sul campo. Nei suoi discorsi sottolinea sempre l’importanza della prevenzione delle guerre e delle violenze. “Mai è stato fatto così poco da così tanti per così pochi”. Così scriveva sul Guardian nel luglio del 2014, riferendosi alla poca solidarietà di alcuni paesi europei nei confronti dei siriani. Rimane a questo punto da augurare ad Antonio Guterres di riuscire a dare uno nuovo slancio ad un organizzazione che ha l’aria un po’ stantia. Di sicuro in giro c’è bisogno di una politica che sia funzionale alle persone, ad ogni livello.

di Pierfrancesco Zinilli

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