E se io per vivere volessi portare la mia musica in giro per l’Italia?

In attesa di conoscere cosa ci riserveranno le deleghe della Legge 107, sono state avanzate delle nuove disposizioni in materia di istruzione: nello specifico, è prevista una riforma dell’assetto orario che riguarderà il biennio dei licei musicali.

Per “riforma dell’assetto orario”, di questi tempi, non può che intendersi una diminuzione, causata, altrettanto chiaramente, dalla necessità di tagliare le ore del personale docenti. Senza nasconderci dietro l’ennesima “spending review”, non ci sono abbastanza soldi per pagare le ore necessarie a tutti i professori e a rimetterci è la formazione degli studenti.

Finora le ore di esercitazione, motivo per cui si sceglie di iscriversi ad un liceo musicale, erano tre a settimana: due per lo strumento principale e una per il secondario. Un carico di lavoro che già in partenza non sembrava essere adeguato, ma non contenti vorrebbero ridurre a due le ore riservate allo strumento prescelto. Quindi un giovane studente che sceglie questo indirizzo scolastico avrebbe 120 minuti di lezione individuale ogni 7 giorni da dedicare al suo futuro. L’arcano è proprio qui: si tratta di “lezioni singole”, vale a dire più care. Che fare quindi? Recidiamo un terzo delle ore di lezioni annuali (33 ore in meno sulle 99 previste).

I licei musicali, figli della Legge 53/ 2003, prevedono due ore a settimana per lo strumento principale e una per il secondario, per quanto riguarda il biennio; per il terzo e quarto anno è prevista un’ora la settimana per ciascuno strumento e al quinto anno ci si concentra solo sul principale, due ore la settimana, in vista dell’esame finale. Qualora questa riforma venisse approvata solo nel corso dell’ultimo anno si dedicherebbero due ore a settimana al suono di cui si vorrebbe vivere.

Un liceo romano ha fatto ricorso al Tar ed è stato accolto, perché la diminuzione doveva essere comunicata prima ai genitori e in questo modo la preparazione è stata considerata “approssimativa, dilettantistica lontana dalla professionalità richiesta al Conservatorio”.

La colpa di chi è? Di un giovane illuso che spera di fare il musicista in un Paese con la disoccupazione giovanile al 34,7%? (stima Istat a marzo 2017, calcolata nella fascia 15-24 anni). O di chi lo scorso anno ci ha portato a toccare punta 40,1% di giovani senza lavoro? Ma ragazzi non temete, a breve, quando le spiagge si riempiranno di garzoni, i ristoranti di camerieri sottopagati e i saldi richiederanno manovalanza giovane e fresca, come ogni anno, grideranno tutti al miracolo, tornando a piangere lacrime di coccodrillo a settembre. E poi quante pretese: ma quale lavoro della vita, fatevi una partitella a calcetto con le persone giuste, giusto ministro?

di Irene Tirnero

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