Puigdemont rifugiato politico in Belgio: è veramente possibile?

Il Ministro belga per l’asilo e la migrazione, Theo Francken, ha palesato due giorni fa la possibilità per Puigdemont, insieme ai 5 ministri del governo catalano destituito, di chiedere asilo in Belgio, dove infatti ieri si è dato notizia questi si trovino al momento.

Ma può uno Stato UE concedere asilo ad un cittadino di un altro Stato membro?

Il diritto d’asilo è un diritto umano fondamentale di cui si può godere in ogni Paese, secondo la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani (Art. 14) e la Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea. Tuttavia, essendo il “club” europeo considerato luogo di godimento dei diritti fondamentali e ogni suo Paese sicuro da questo punto di vista, la concessione dell’asilo da Stato membro a cittadino di un altro Stato membro risulta quantomeno problematica, ma comunque possibile, ed è regolata dal Protocollo n°24 del Trattato di Amsterdam, in vigore dal 1999.

Questo stabilisce che se non è stato dichiarato lo stato di emergenza con sospensione dei diritti umani fondamentali e se il Consiglio Europeo non ha già iniziato una procedura o concluso che i diritti umani fondamentali sono stati violati in uno specifico Stato membro, l’unica possibilità che rimane ad un Paese UE che accetti di concedere asilo al cittadino di un altro Stato membro è quella di una decisione unilaterale, di cui è comunque tenuto ad informare il Consiglio Europeo. Questa possibilità, contemplata solamente dal 2008, è stata fortemente voluta proprio dal Belgio per garantire maggiore libertà di scelta al singolo Stato membro.

Perciò, nonostante si stia parlando di Unione Europea, se la Spagna chiedesse l’estradizione per Puigdemont, il Belgio potrebbe rifiutare se ritenesse i reati di cui l’ex Presidente catalano è accusato, ribellione, sedizione e malversazione, reati di tipo politico. Inoltre, se il Belgio avesse motivo di ritenere che a Puigdemont non possa venir garantito un giusto processo, potrebbe rifiutare di concedere l’estradizione invocando la clausola umanitaria, come ha già fatto in passato con alcuni membri dell’ETA.

 di Giulia Montefiore

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