L’università britannica è in sciopero

Il 23 febbraio è iniziato lo sciopero dei docenti universitari in 61 università del Regno Unito, il più grande mai organizzato dal sindacato UCU (University and College Union). Lo sciopero, della durata di 14 giorni, arriva in risposta alla proposta di riforma del sistema pensionistico integrativo di settore per i lavoratori universitari, che è gestito da Universities UK (UUK). La proposta di riforma prevede che la pensione non sia più una cifra garantita, calcolata sulla base dei contributi pensionistici, ma che si basi sui risultati degli investimenti del fondo e quindi sulle fluttuazioni del mercato finanziario. Secondo l’UCU, le conseguenze per il docente medio sarebbero una perdita di circa 10.000 sterline all’anno una volta in pensione, mentre viene stimato che i giovani docenti perderanno all’incirca il 40% di quanto spetterebbe loro alle condizioni attuali.

Per gli studenti lo sciopero si traduce nel rischio di cancellazione o ritardo degli esami di primavera e in circa mezzo milione di ore di lezione perdute, che il sindacato ha fatto sapere i docenti non recupereranno a sciopero finito. Gli studenti sostengono gli accademici nello sciopero ma hanno firmato anche petizioni, il cui numero di aderenti cresce di giorno in giorno, in cui chiedono alle università di essere rimborsati per le ore di lezione perdute. Con questa richiesta sperano di riuscire ad esercitare pressione sulle università e quindi su Universities UK affinché questa riveda la propria proposta alla luce del malcontento del settore. Tuttavia, la richiesta di rimborso si inserisce anche nel dibattito sul livello delle esorbitanti tasse universitarie, al momento non solo le più alte d’Europa in assoluto ma anche mediamente le più alte del mondo, maggiori addirittura di quelle negli Stati Uniti, che non solo hanno portato a partire dal 2012/13 a una sempre maggiore ridefinizione dello studente come consumatore ma il cui sistema di prestiti d’onore è stato riconosciuto come non sostenibile dallo stesso governo. Gli studenti, quindi, allo stesso tempo sostengono la lotta dei propri professori e cercano di ripagare con la stessa moneta, invocando i propri consumer rights, un sistema che non li vede più come studenti.

Lo sciopero ha ottenuto l’apertura di un dialogo i cui esiti rimangono ancora più che incerti e il sindacato ha annunciato che la protesta andrà avanti per tutti e 14 i giorni stabiliti.

di Giulia Montefiore

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