Non ce n’è Coviddi

Una tipa, della quale non vale la pena riportare il nome, se non altro per evitare di farle indiretta pubblicità, un po’ di tempo fa ha solennemente dichiarato che “Non ce n’è Coviddi”, così come altri, ben più autorevoli, se non altro per il ruolo ricoperto, hanno dichiarato che il Covid fosse ormai clinicamente morto ed inoffensivo. Abbiamo purtroppo visto come la realtà fosse ben diversa e stiamo assistendo da settimane ai danni che comportamenti sconsiderati hanno ormai prodotto e stanno producendo. Verrebbe voglia di applicare alla lettera il pensiero di Arthur Schopenhauer: “Di fronte agli sciocchi e agli imbecilli esiste soltanto un modo per rivelare la propria intelligenza: quello di non parlare con loro”, ma siccome siamo animati da un concetto libertario dell’esistenza, estrinsecabile nell’assioma poi illuminista ed anarchico il pensier libero è la mia fe’, riconosciamo agli stolti il diritto di esserlo, fatto salvo il nostro di apostrofarli come sciocchi, presuntuosi e cretini.

Il Covid esiste ed anzi, a seconda degli esperti, sembrerebbe addirittura più aggressivo di quello della scorsa primavera. Era prevedibile? Non siamo certamente noi a poter dare una risposta scientifica, ma possiamo dire, con assoluta tranquillità, che compito di chi governa è quello di capire la realtà e scegliere in favore del popolo amministrato.

Lo stesso onere compete a chi svolge il ruolo di oppositore, che deve sì esercitare una funzione di controllo ma sempre orientata e guidata dall’interesse collettivo.

Così, purtroppo, non è stato!

Il Governo è stato indubbiamente bravo nel primo periodo della pandemia ed i provvedimenti adottati sono serviti a farci uscire da quell’orrido tunnel ed a farci individuare da tutto il mondo come coloro che erano riusciti, dal niente, a capire ed adottare i necessari accorgimenti per contrastare il virus. Poi ci siamo illusi che tutto fosse finito, che fossimo ormai quasi fuori dal contagio e sono stati allentati tutti i freni precedentemente imposti dalle misure governative. Abbiamo allora assistito, anche in esito alle pressioni degli industriali e degli operatori economici, ad una sarabanda di misure liberalizzatrici. Abbiamo concesso una sorta di liberi tutti, riaprendo le frontiere, togliendo i divieti agli spostamenti ed elargendo, addirittura, un buono vacanze! Insomma tutto bene? Assolutamente no! Perché il virus non era scomparso e per quanto in bassa misura il contagio continuava a serpeggiare, lasciando intendere che le castronerie sulla sua morte clinica, saccentemente proclamate a Genova da Bassetti ed a Milano da Zangrillo, erano delle emerite bufale.

Sarebbe stato allora necessario, invece di gloriarsi in atteggiamenti vanesi, porsi il problema su quello che avrebbe comportato il rientro dalle vacanze, riflettendo sulle conseguenze dei balli da discoteca invocati da Briatore e dalla Santanchè. E ci si sarebbe dovuto concentrare sulla riapertura delle scuole, programmata per il 14 settembre, sul ritorno in massa di operai, impiegati, studenti ed insegnanti, insomma di una ingente massa di pendolari, su pullman, autobus, scuolabus, metropolitane e treni.  Avremmo dovuto preoccuparci dell’acquisto di nuovi autobus per le città, del potenziamento degli scuolabus, dell’organizzazione di un razionale e precauzionale sistema di trasporti, della minuziosa differenziazione degli orari di lavoro, del potenziamento in uomini, mezzi e dotazioni del sistema sanitario e della riduzione al minimo delle occasioni di contagio determinate dalla cosiddetta movida.

Sia chiaro che chi scrive non è animato da preconcette preclusioni e va decisamente annoverato, in senso gramsciano, tra coloro che sono partigiani e parteggiano. Ma quella verità, che è sempre rivoluzionaria, bisogna pur cominciare a dirla, anche se ci costa dolore e rappresenta una ferita al nostro essere.

Nella seconda fase siamo stati non attenti! È vero che il contagio ha ormai assunto dimensioni planetarie, che si è trasformato in una autentica pandemia, ma le mancate attivazioni di specifici provvedimenti ci stanno portando al livello degli altri paesi. Il Governo, insieme al Parlamento, deve agire in regime di assoluta urgenza!   Non è più tempo di chiudere tutto, e due giorni dopo riaprire tutto (per usare uno sciagurato quanto pericoloso motto di salviniana memoria), non è tempo delle urla sguaiate e volgari della Meloni; è giunto il tempo di agire con fermezza ed in modo oculato. È tempo di capire che il contagio viaggia sia a pranzo che a cena e che quindi la chiusura alle 18 per trattorie e ristoranti è semplicemente velleitaria. È il tempo di riconoscere che abbiamo titubato, o sbagliato! Un esempio per tutti: un ragazzo esce di casa e deve indossare la mascherina, va a prendere l’autobus, poi la metropolitana e indossa la mascherina, varca il cancello della scuola ed indossa la mascherina, entra in classe e la toglie!!! Questo dicono le disposizioni. Permetteteci di nutrire qualche dubbio.

di Pietro Lucidi

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