Barriere al vento

Enea

Non ci resta che piangere, anzi ridere. L’immagine ironica postata da Spinoza.it sul Brennero “strada senza uscita” riassume tutta la dinamica di questa assurda situazione.

uscita” riassume tutta la dinamica di questa assurda situazione.

Ricapitoliamo: l’Austria nel 2015 ha accolto 95 mila migranti, una cifra enorme rispetto alla popolazione (8,5 milioni di abitanti). Il corridoio greco è stato chiuso grazie all’accordo con la Turchia, quindi la rotta dei Balcani sembra abbandonata. Dove andranno i migranti? A questa domanda gli austriaci rispondono che passeranno per la rotta libica e quindi approderanno in Italia, risaliranno la penisola e passeranno in massa il valico del Brennero per approdare in Austria o eventualmente in Germania, che nel frattempo ha sostanzialmente chiuso i rubinetti di entrata al confine con l’Austria. Il rischio è quindi che tutti questi migranti rimangano in Austria. Cosa fanno gli austriaci? Dicono all’Italia che siccome loro non fanno i controlli di identificazione, allora non vogliono rischiare di essere invasi e ripristineranno la barriera al Brennero. Addio all’accordo di libera circolazione di Schengen dunque, poiché torneranno le file al confine e tutto questo si ripercuoterà negativamente sul turismo, sul traffico delle merci (stimati per l’autotrasporto danni per oltre 150 milioni di euro) e in generale sull’economia. Poi ci si mettono le elezioni presidenziali in Austria, dove al primo turno del ballottaggio vince l’esponente della destra xenofoba. Conferenza stampa della polizia tirolese, che spiega tutto il sistema delle barriere e addirittura prevede controlli già in Italia (con spregio della nostra sovranità, ma tanto ci siamo abituati…). Grande marasma in Europa, dichiarazioni di Renzi, Junker e così via. Incontro tra Angelino Alfano e il suo omologo austriaco Wolfgang Sobotka, sembra tutto risolto, tutto appianato, ma non è così. La costruzione della barriera al Brennero continua, gli austriaci continuano nel loro progetto di sostanziale chiusura del corridoio, anche se le previsioni di grandi sbarchi in Italia sono state per ora smentite dai numeri. Siamo alla vigilia di un’ulteriore passo verso la disgregazione dell’Unione Europea?

Siamo sicuramente di fronte ad una brutta gestione di un fenomeno epocale. Sarebbe stupido prendersela solo con gli inflessibili austriaci o solo con i superficiali italiani, come al solito manca una strategia comune europea. Il rischio è quello di vanificare decenni di pace ai confini che hanno significato tanto in termini di crescita economica ed inclusione sociale. Basti pensare all’Alto Adige, un tempo terra di conflitti tra tirolesi di lingua tedesca e italiani di immigrazione, oggi modello di integrazione europea e al centro di quella Euregio che comprende anche il Tirolo austriaco e il Trentino italiano. Che ne sarà di questo modello di cooperazione internazionale che aveva superato decenni di barriere linguistiche e culturali in nome dell’integrazione europea?

Per farvi capire meglio il pericolo di queste barriere vi farò un esempio personale. Ho vissuto due anni in Alto Adige – Suedtirol e una delle mie soddisfazioni più grosse era l’idea di andare in Austria senza problemi, senza file o controlli, quando possibile. L’ho fatto più volte, anche solo per andare a fare rifornimento di gasolio nella più conveniente Austria dopo una visita all’Outlet Center del Brennero. Ora tutto questo sarà molto più difficile, non sappiamo ancora quanto, ma è una ferita psicologica enorme all’idea di Europa con cui la mia generazione è cresciuta, un passo indietro pericoloso e poco lungimirante.

Io non so come andrà a finire, ma vorrei sottolineare come i “fratelli” tirolesi abbiano dato una bella pugnalata alle spalle ai tirolesi del sud, vanificando ogni idea di comunanza storica e geografica che faceva vagheggiare molti di un ipotetico doppio passaporto. Chissà se tutto questo darà più forza ai secessionisti o magari farà riflettere la maggioranza di lingua tedesca su quanto sia stato più benevolo e conveniente rimanere autonomi sotto l’ombrello italiano. Una cosa è certa, adesso i secessionisti non potranno più dire come una volta “Los von Rom” (via da Roma), perché non ci sono più i tirolesi del nord ad accoglierli, la barriera al Brennero è anche per loro.

di Enea Morrone