Cinema. Torna Ghostbusters: spettri e banale femminismo nello sci-fi

BarbaraIl film è uscito il 15 luglio negli USA e sta già suscitando numerose polemiche fra i nostalgici degli acchiappafantasmi

Se siete appassionati del cartone anni 80’, il nuovo Ghostbusters potrebbe deludere le vostre aspettative. Orde di nerd hanno già espresso il loro malcontento previo 28 luglio, data in cui il film approderà nelle sale italiane. Tornano spettri, creature paranormali ed il verde ectoplasma Slimer, ma ad istigare il disappunto dei fan è la scelta stilistica intrapresa nella saga, con un cast tutto al femminile e una comunicazione decisamente inefficace. O forse fraintesa. La scelta di capovolgere il cast ha buone potenzialità come punto di rottura con la tradizione acchiappafantasmi, ma a deprimere è la strategia con cui si è cercato di presentare la novità ai fan, un pubblico che sa bene cosa vuole sugli schermi. Nel film infatti i quattro protagonisti della serie Peter, Raymond, Egon, Winston e la segrataria Janine subiscono un’inversione di tendenza: il cast è sì al femminile, ma con una spalla al team, un ragazzotto tanto bello quanto apparentemente incapace persino di rispondere al telefono (e dire che, come si evince dal trailer di lancio, è assunto proprio per questo). Trattandosi di una saga sci-fi, le professioni delle protagoniste non possono che essere sui generis: due studiose di fisica, un ingegnere, e un’autista. A tal riguardo, le critiche hanno trovato d’accordo varie realtà, ognuna per motivazioni diverse: fan più accaniti, contrari a sostituire il tradizionale cast maschile; femministe e persino la comunità afroamericana. Il film non piace, ed i motivi per supporlo sono tanti. Per esempio, per quale motivo relegare la protagonista nera ad una professione così banale? Perché non attribuirle un ruolo altrettanto specializzato, non necessariamente nel campo delle scienze, ma comunque ugualmente di studio come quello delle colleghe? I tentativi sfacciati con cui si è cercato d’ingraziare il favore del pubblico femminile si esasperano, poi, in una serie di luoghi comune e stereotipi: succede così che la protagonista ingegnera è caricata di un’espressività esasperata e poco raffinata; la fisica, nel richiamare il luogo comune di una genialità astratta e distratta verso la realtà circostante, è goffa, disagiata e paraonica. Per finire, la questione “toy boy”: per quale motivo attribuire ad un ragazzo, evidentemente attraente, un’incapacità in compiti tanto banali quanto quello di alzare una cornetta? È offensivo credere che un uomo, per il semplice fatto di essere bello, sistematicamente non sia in grado di andare oltre la cura dell’aspetto fisico. Per assecondare il pubblico, nel trailer italiano si raggiunge l’apice del luogo comune con una battuta che, oltre ad essere trita e ritrita, risulta squallida: “Non so se è più una situazione razzista o femminista – esclama la protagonista afroamericana – ma sono incazzata nera”. Non è posizionando personaggi femminili nei prodotti dell’intrattenimento che si fa giustizia alle quote rosa, perché quello di Ghostbusters, condito da cliché e forzature alla sceneggiatura, finisce per risultare un esperimento mal riuscito, perdendo quella verve che in questi anni aveva divertito ed appassionato gli spettatori. La costruzione dei personaggi fondata sul loro sesso e su stereotipi di genere anticipano il film col cattivo gusto, trascinando la delusione dei fan. Se per gli sceneggiatori l’unica innovazione possibile per il film è cambiare sesso ai personaggi, c’è qualcosa che non va nei contenuti della pellicola. Gli appassionati del genere si aspettavano una saga sci-fi, ma la maggior parte di loro ha paragonato la premessa del trailer ad una commedia romantica, in cui aleggiano semplicemente dei fantasmi. Motivo per cui gli spettatori hanno tentato di boicottare la candidatura del film agli Hugo Awards, il più prestigioso premio per la fantascienza. Certo, la presa di posizione non giustifica i troll e gli insulti dei leoni da tastiera che in questi giorni circolano sui social, ma è evidente che nella strategia commerciale qualcosa è andato storto. E se al botteghino dovessero sparire gli spettatori, stavolta non si potranno accusare i fantasmi.

di Barbara Polidori

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