Ritorno al passato: arriva il Fertility Day

MartinaA seguito degli ultimi dati forniti dall’Istat sul tasso di natalità in Italia, il Ministro della salute, Beatrice Lorenzin, ben pensa di mettere su un’innovativa iniziativa: il Fertility day (rigorosamente in inglese che fa più figo).
L’evento, previsto per il prossimo 22 Settembre nelle città di Roma, Padova, Bologna e Catania, avrebbe lo scopo di focalizzare il problema della denatalità nel nostro Paese, esaltando il valore della genitorialità ed affrontando il tema della fertilità attraverso l’organizzazione di “Villaggi della fertilità”, aree per bambini, dibattiti e persino un fertility game, un gioco che dovrebbe aiutare i più giovani a conoscere quali sono le cause dell’infertilità (però l’inserimento dell’ora di educazione sessuale nelle scuole fosse mai).
Già così la cosa appare poco convincente, o quantomeno decisamente ipocrita. Con un tasso di disoccupazione giovanile spaventoso e una politica a sostegno delle famiglia praticamente inesistente quest’incitazione a procreare suona abbastanza male.
Ma a cancellare ogni dubbio arrivano le 12 cartoline ufficiali ideate per la campagna. Roba da far invidia alla campagna fascista a sostegno delle nascite. In una cocktail di sessismo, bigotteria, superficialità, insensibilità si passa dall’immagine della giovane ragazza con tanto di clessidra in mano e slogan “La bellezza non ha età, la fertilità sì” all’immagine dei piedi di una coppia durante l’atto sessuale, accompagnati da un “Genitori giovani, il modo migliore per essere creativi”, per arrivare alla perla finale “La fertilità è un bene comune”.
Sessista è quell’analogia donna-madre che butta via secoli di battaglie femministe. Bigotta è quell’idea che una famiglia sia tale solo se contempla la presenza di figli, che una vita senza figli sia una vita incompleta. Superficiale l’invito a procreare – e farlo in età giovane – senza dar conto di alcun fattore relativo al contesto sociale. Certo che se, per esempio, lavorassimo forse quelli di noi che desiderano diventare genitori potrebbero anche farci un pensierino. Insensibile, profondamente insensibile, l’idea che la fertilità sia un bene comune. E chi vive in condizioni di infertilità cos’ha, manca di un bene? Chi vorrebbe mettere al mondo figli ma non può perché la natura non glielo concede priva la società di un bene?
Le immagini hanno un potere e non serve essere delle femministe incallite o avere chissà quale rivoluzionario concetto di famiglia per rendersi conto che queste immagini veicolano un messaggio errato in un modo altrettanto errato.
Non poter avere figli non priva una famiglia dell’amore. Scegliere di non avere figli è una scelta come un’altra, un diritto da esercitare. Non si è meno donne se non si mette al mondo un figlio, sarebbe ora che lo capissimo tutte. E si può essere felici anche senza l’ansia di una clessidra che ci ricorda lo scorrere del tempo e il lento fuggire della nostra fertilità. Sarebbe il caso che il Ministro Lorenzin, nella sua coscienza di donna, se ne rendesse conto.

di Martina Annibaldi

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