Chi è il traditore?

Carlo Faloci

Otto dicembre 2013. In Italia si vota per la segreteria del Pd. Alle primarie hanno accesso “le elettrici e gli elettori che dichiarino di riconoscersi nella proposta politica del partito, di sostenerlo alle elezioni, e accettino di essere registrate nell’Albo pubblico delle elettrici e degli elettori”. I votanti non iscritti erano poi tenuti “a devolvere un contributo di 2 euro destinato direttamente al territorio”.
Quelle elezioni segnano l’esordio trionfale sulla politica nazionale dell’allora sindaco di Firenze e l’inizio del periodo di 4 mesi dello “stai sereno” di Enrico Letta, (quello dello zero virgola qualcosa) fino al 22 febbraio 2014.
Ad esse partecipano più di 2.800.000 persone e Renzi ottiene circa 1.900.000 voti, di cui 135.000 tra gli iscritti, che erano 300.000.

Si può trarre una prima conclusione: Renzi è eletto segretario del Pd con oltre 1.750.000 voti di non iscritti, corrispondenti al 92 per cento del complessivo. Cioè con un successo chiarissimo, nel quale il partito non conta.

Ed una seconda: dell’Albo pubblico delle elettrici e degli elettori non si ha traccia, forse per motivi di “privacy”. Peccato, sarebbe interessante sapere chi si è riconosciuto, allora, nella proposta politica del partito.
Anche perché si capirebbe, forse, perché il nuovo segretario la proposta politica l’ha cambiata, eccome!

C’è anche una terza conclusione, che Bersani trasse subito, allora, con qualche amarezza e con il presagio della fine di momenti di vera democrazia: “Un partito fatto di elettori e non più di iscritti non è più un partito!”
Già, i partiti una volta erano un’altra cosa. Erano strutturati. Avevano sedi per incontrarsi. Erano momenti di scontro, di confronto, di sintesi. Avevano linee politiche, programmi che si formavano nel confronto tra la realtà e le esigenze della gente, della propria parte, dei propri ideali. E avevano scuole, vere scuole, di formazione dei quadri.

Oggi tutto è cambiato. Forse è stato necessario, forse no.
C’è populismo, perché blandire gli egoismi della gente o fare elemosine, e massimamente in periodi di crisi, è comodo. Soprattutto se non si hanno responsabilità di governo. O, se al governo, ci si illude con misure una-tantum.
Ci sono luoghi (di esternazione, non di confronto e di sintesi) che sono solo Leopolde, fatte unicamente da yesman e dal leader-pensiero. Ci sono (ci si illude che ci siano) soluzioni individuali in un mondo di egoismi.

Ma ormai, siamo all’ultimo atto, il referendum sarà la fine, in ogni caso.
Perché non c’è più il rispetto. Il rispetto, ha detto Bersani, che c’era ai tempi dell’Ulivo, mentre ora c’è solo arroganza e sudditanza. Quando alla ultima Leopolda ci sono state le grida di “fuori, fuori”!, Renzi è rimasto in silenzio … Ma ha anche accusato la minoranza di voler distruggere il partito, di volere li tempo dell’odio. Ed ha detto che, per farla finita, sarebbe possibile andare anche al voto con il Porcellum.
Perché, dopo, non ci sarà scissione, non ci saranno vendette di eliminazione dalle liste. Ci sarà solo la morte del Pd dei fondatori, ci sarà solo il Pd di Renzi (che si è dimenticato del Nazareno e dice che ci sono trame per sostituirlo con un governo Bersani-Berlusconi). Mentre Bersani invece continua forse nello sbaglio di ritenere possibile un accordo con i M5Stelle .
Perché Renzi, dopo avere imposto per 3 volte il voto di fiducia sulle riforme costituzionali, sulle quali è ovvio non esista disciplina di partito, accusa Bersani di tradimento per essersi schierato con il No.
Con Bersani che replica che il vero tradimento è stato quello di costringere i deputati Pd, eletti su un programma di centrosinistra, a votare riforma di segno opposto, gradite alla Confindustria e alla Merkel.

Una brutta vicenda, comunque, che peserà sul futuro.Anche senza pensare alle incognite per il peso delle elezioni Usa sull’economia europea.
Perché tradimento, vero tradimento c’è stato. Verso gli elettori che nel 2013 avevano votato per una alleanza tra partiti di centrosinistra e di sinistra.
Perché il loro voto è stato tradito, dai governi di questa legislatura.

di Carlo Faloci

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