Dopo cinquecento anni
Papa Francesco continua nella sua opera in tre direzioni, quella di confermare nella fede i credenti, quella di riforma ecumenica e sinodale della Chiesa e quella di leader mondiale per una società diversa, per un nuovo umanesimo fondato sull’amore, sulla solidarietà, sulla dignità di tutte le donne e gli uomini.
Nei giorni scorsi, è andato in Svezia, per commemorare insieme alla chiesa luterana il quinto centenario della Riforma.
La sua decisione, come sempre succede, è stata diversamente recepita, con commenti come: “Per sanare le ferite del passato” di mons. Anders Arborelius, vescovo di Stoccolma. O come: “Perché la Chiesa dovrebbe andare a lezione da chi l’ha rinnegata?”, di Giuliano Ferrara, titolo su “Il Foglio”.
Le intenzioni, lo svolgimento, le conclusioni dell’incontro sono interne ad un percorso che interessa i credenti delle due chiese, un cambiamento di rapporti, una volontà unitaria.
Ma c’è stato qualcosa di più, un passo verso un lavoro comune di tutti i cristiani, in un mondo permeato da egoismi, da logiche non solidali. E questo interessa tutti nel mondo, donne ed uomini di buona volontà.
## L’intenzione di Bergoglio, per questa “Commemorazione comune cattolico-luterana della Riforma” è stata pienamente nello spirito dell’anno santo della Misericordia, ed è stata esplicitata in una intervista rilasciata prima della partenza a Ulf Jonsson S.I.
In essa Francesco ha detto che andava per avvicinarsi ad altri cristiani e che dalla chiesa luterana c’era da imparare due cose: il senso della Scrittura, come volontà di diffondere la Bibbia tra la gente, e lo spirito della Riforma, che per Lutero fu di rinnovamento della Chiesa, senza volontà di separazione (chissà c’era un riferimento alla sua riforma che sta avanzando non senza problemi)…
Ma il papa ha detto altro, sui lavori comuni tra teologi dei due campi, sulla visita in Vaticano della Arcivescova (sì, l’ha chiamata così!) Antje Jackelén, capo della chiesa luterana di Svezia. Sull’obbiettivo di una preghiera comune, ma anche di una continuazione con un lavoro comune verso i poveri, gli esclusi, gli ultimi della terra.
L’intervistatore gli ha chiesto come portare avanti questo lavoro. E il papa ha parlato dell’entusiasmo delle Chiese Giovani e delle difficoltà in Europa delle Chiese Invecchiate, portate solo a conservare il loro spazio. Ed ha concluso dicendo che è necessario andare, camminare insieme.
## La visita in Svezia ha avuto un risultato conforme alle speranze. L’Osservatore Romano ha titolato: “Verso la piena comunione”, ha riportato il testo della Preghiera Comune, nella quale compare: “L’esperienza spirituale di Martin Lutero ci interpella e ci ricorda che non possiamo fare nulla senza Dio. Come posso avere un Dio misericordioso?” e insieme la Dichiarazione Congiunta, nella quale compaiono appelli all’unità per i cattolici e i luterani, ed anche per i cristiani di ogni chiesa, di tutto il mondo.
## Nel viaggio di ritorno, c’è stata una conferenza stampa nella quale è stata citata la rivoluzione nella tenerezza di un suo discorso durante la visita.
Si è parlato di migranti, del dovere dell’accoglienza, della prudenza di garantire una giusta integrazione.
E’stato chiesto quale sia la posizione della Chiesa sulle donne prete, con la risposta che l’ultima parola chiara è stata quella di papa Woitjla, che ne negò la possibilità. E quella rimane, ha detto Papa Francesco, che pure ha istituito una commissione per il diaconato permanente delle donne.
Si è parlato della schiavitù, della tratta di minori, ed il papa è stato durissimo nella sua replica contro queste situazioni, contro le quali si fa troppo poco.
## Siamo alla fine dell’anno santo della Misericordia, e papa Francesco ha voluto che gli ultimi giorni fossero dedicati alle persone che stanno più a cuore alla Chiesa, che deve tornare ad essere, sempre di più, la Chiesa degli ultimi. Così, c’è stato il giubileo degli anziani, quello dei detenuti, quello dei senza dimora, degli invisibili. E per tutti, la richiesta del riconoscere i loro diritti, di comprenderne i problemi, di dare una mano per le loro difficoltà.
E non è mancata l’indicazione che pesa, sull’elezione di Trump: “Mi interessa solo se fa soffrire i poveri”… E insieme, un richiamo a muoversi, in politica, un nuovo, più forte impegno per i cattolici.
Non per il potere, però. Ma per abbattere muri e diseguaglianze.
di Carlo Faloci