Dramma migranti: una sfida politica e culturale

Da un dramma, che è insieme personale e collettivo, come quello delle migrazioni non è possibile uscire con soluzioni semplici.
Certo non basta la buona volontà di chi si dedica all’accoglienza perché, quello delle migrazioni, è un fenomeno epocale capace di portare alla luce molte delle contraddizioni dei tempi che viviamo.
Alcuni rappresentanti della classe politica, spesso con il solo scopo di tenere lontane le masse dei migranti, propone di aiutarli a casa loro.
Al di là delle vere intenzioni è, però, una buona idea anche perché, in maggioranza, chi parte non lo fa a cuor leggero.
E siamo al punto, cosa spinge queste persone ad affrontare pericoli, respingimenti e discriminazioni?

Tra le cause dei flussi migratori ci sono certamente guerre e regimi dittatoriali, che spesso sosteniamo, ma prima ancora ci sono i cambiamenti climatici e le sue conseguenze.
Il rapporto “Migrazioni e cambiamento climatico”, redatto da CeSPI, FOCSIV e WWF Italia, afferma che dal 2008 al 2014, oltre 157milioni di persone sono state costrette dagli effetti delle variazioni climatiche ad abbandonare le proprie case. E purtroppo si tratta di un numero destinato ad aumentare.
Secondo l’International Organization of Migration saranno tra i 25 milioni e il miliardo, le persone che potrebbero migrare a causa dei cambiamenti climatici nei prossimi 40 anni.
Oltre alle siccità e alle inondazioni, una conseguenza non secondaria del degrado ambientale è rappresentata dai pericoli sulla salute umana. Secondo il rapporto delle nazioni unite “Healthy environment, Healthy People il degrado ambientale provoca 234 volte più morti di quelli causati, ogni anno, dai conflitti armati. Nel 2012 “ben 12,6 milioni di decessi erano attribuibili al deterioramento delle condizioni ambientali, il 23% del totale”.
Il rapporto individua nella distruzione degli ecosistemi, nel cambiamento climatico, nella disuguaglianza, nell’urbanizzazione non pianificata, negli stili di vita insalubri e dispendiosi e nei modelli di consumo e di produzione non sostenibili le cause di questa strage.
Lo stesso rapporto, però, delinea i vantaggi economici e per la salute che porterebbe un’azione ambientale attiva.

Questi sono i veri termini della questione ed è evidente che si tratta di eventi complessi che investono i destini del pianeta e dell’umanità. Aiutarli a casa loro, allora, significa aiutare tutti noi.
Quello che occorre sono politiche di adattamento capaci di prevenire i disastri ambientali, di pianificare l’uso delle risorse, di delocalizzare i sistemi produttivi, di gestire i flussi.
Queste sono le sfide che il Pianeta ha di fronte. Un numero sempre maggiore di cittadini ne ha acquisito consapevolezza e tenta nuovi comportamenti e modelli.
Purtroppo i gruppi dirigenti, privi di un orizzonte ideale che vada oltre la loro personale resistenza al potere, non sembrano in grado di proporre obiettivi sul medio/lungo periodo.
Disgraziatamente però, solo se la politica, la cultura e informazione troveranno il coraggio di fare il loro dovere potremo guardare al futuro con maggior fiducia.

di Enrico Ceci

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