Il silenzio crudele che uccide le donne

Arriva quella persona che sa incantarti, ti cuoce a puntino per poi ferirti all’improvviso…cambia atteggiamento e si trasforma. Un cattivo incontro in cui possiamo incappare tutti. Ma vittime siamo, se l’altro è il carnefice.
Una delle forme più crudeli di manipolazione psicologica è quella del silenzio. È una forma di punizione e di controllo usata per danneggiarti e demolire lentamente la tua identità.

Il trattamento del silenzio è una forma di influenza, di potere e controllo su un’altra persona. Un soggetto potrebbe utilizzarlo per evitare di affrontare eventuali divergenze o fuggire dalle proprie responsabilità, ma anche per punire qualcun altro. Qualunque sia il motivo, il trattamento del silenzio porta la vittima a sentirsi in difetto. È un’arma molto funzionale per ottenere dalla stessa il comportamento desiderato.

Il tacere, il non dire, il silenzio possono essere atti violenti esercitati da mariti, compagni, fidanzati. Possono essere lo stile comunicativo nei rapporti di coppia, un’espressione della violenza di genere, quando i mariti nei confronti delle mogli semplicemente tacciono. Possono essere negare valore e identità: non vali e non sei niente; girarsi dall’altra parte: faccio come se tu non esistessi, indifferenza, mancanza di riconoscimento, esclusione del confronto. Il trattamento del silenzio è una forma di ostruzionismo che mina l’intimità, la fiducia e la felicità di una relazione.

Chi lo subisce conosce perfettamente quanto quella violenza non verbale possa mortificare, negare, umiliare, bloccare, ferire, congelare, stordire e confondere.

Chi subisce l’interruzione forzata della comunicazione a lungo andare si deteriora, anche se in passato era una persona vivace e solare.

Purtroppo questa forma di abuso ha visto provata la serenità quotidiana di molte donne, dopo che la loro autostima era stata ridotta a brandelli. Tutto ciò accade perché il silenzio porta la vittima a chiudersi in se stessa e a rimuginare sui suoi possibili errori, entrando in un giro di pensieri altamente lesivi.

Se l’altra persona mantiene spesso il silenzio verbale si tratta di una forma di violenza psicologica. Ignorare è un’intenzione conscia e volontaria al fine di causarti un danno. Intende minare l’autostima, esercitando potere e controllo. Questo tipo di trattamento gli permette di potenziare il suo narcisismo e il suo bisogno di onnipotenza perché è perfettamente consapevole di mettere in atto condizionamenti che ti paralizzano e ti lasciano nell’incertezza.

Molti di loro sono convinti di non essere abusanti in quanto non colpiscono né fisicamente né verbalmente la donna e la convincono che tutti i suoi pensieri sono solo paranoie, mantenendo una facciata di innocenza assoluta, ma non è affatto vero. La natura violenta di questo comportamento è meno evidente rispetto al maltrattamento fisico, ma è altrettanto dannosa e può ledere l’autostima, la percezione di sé e la dignità personale. Ci si sente isolati o umiliati. È una forma di violenza talmente sottile che confonde la vittima, la rende paradossalmente dipendente, sfiduciata, incapace di affermare se stessa, la rende indegna e incapace.
Quanto dura questo trattamento? Può andare avanti per giorni, settimane, anni, solo una cosa è certa: la situazione non cambierà.

Chiudersi nel silenzio è una tra le più sadiche punizioni che ti può essere inflitta da un manipolatore psicologico silenzioso e questo ti può portare a reprimere i tuoi stati interiori, procurandoti gravi forme di stress. In altre parole quando una persona ti dà il trattamento del silenzio agisce come se tu non esistessi più.
Elena affronta questo atteggiamento infantile e manipolatorio comprendendo e affrontando la situazione. Prende l’iniziativa e comincia a costruire con calma un dialogo. Invita l’altra persona a parlare dichiarandosi pronta ad ascoltarla attentamente. Cerca di affrontare la violenza insita in questo atteggiamento, affronta il mutismo con fermezza, dicendo: ”Puoi anche ricorrere al trattamento del silenzio, ma non lo accetto. E’ crudele, non lo tollero”. “Mi rifiuto di farmi coinvolgere nel tuo mutismo. O usi un approccio diverso o non mi piegherò al tuo comportamento”.

È comunque consapevole che non può cambiare nessuno. Se l’altra persona ha promesso di cambiare ma non ha fatto nessun progresso, deve prendere le misure per affrontare a modo suo l’abuso emotivo che si sta compiendo a suo danno. Deve mettere fine a questa relazione. Capita che una relazione sia semplicemente sbagliata e impossibile da migliorare e arriva il momento di andare via.

Il trattamento del silenzio, caratterizzato dal rifiuto di comunicare verbalmente con qualcuno per puro dispetto, dall’intenzione di ferire o dal semplice distacco per evitare di affrontare un problema, può suscitare un senso di impotenza nella vittima o farle perdere il controllo.

La prima reazione è dettata da frustrazione, rabbia o turbamento. È comprensibile provare questi sentimenti, reagendo in maniera aggressiva, ma in tal modo non farà altro che peggiorare la situazione. Cerca poi di mantenere la calma, di mantenere il controllo. Prende l’iniziativa, e inizia a discutere di quello che sta succedendo con la maturità di una persona che non si sottrae al confronto davanti a un problema, quindi invita l’altra persona a parlare, dicendole: “Hai un po’ di tempo? Vorrei parlare con te per capire alcune cose”. Nulla da fare, non è pronto per una discussione. Lei vede che non è ancora pronto a parlarne e riprende il discorso dopo qualche giorno. Si prepara al confronto stabilendo il momento opportuno. Chiede: ”Che cosa sta succedendo? Ho notato che ti sei allontanato. Perché sei così silenzioso?”. Lui si rifiuta. Lei continua: “Non possiamo risolvere la situazione se non sei disposto a parlare”. “Devo sapere che cosa sta succedendo e ho bisogno della tua collaborazione”. Ma lui resta fermo nella sua posizione. E lei gli dice che ne riparleranno in un altro momento.

A volte lo attacca dicendo: “Ti aspetti che risolva i problemi al posto tuo”, o, “Non fai altro che scaricare tutto su di me”. Lei si risente e si agita per il suo comportamento che porta ad un distacco, ad un allontanamento. Si tormenta pensando continuamente al dolore causato dal silenzio dell’altra persona. Il comportamento di lui la condiziona negativamente. La tensione prende il sopravvento. Si sente confusa e stordita, non sa cosa fare. È stressante gestire una persona che punisce col silenzio. Il trattamento del silenzio è insopportabile. È distruttivo nei confronti di una relazione, come ogni altra punizione, non insegna niente, causa solo dolore. È una vendetta silenziosa.

È stanca di chiedere scusa prendendo sulle sue spalle tutto il peso della situazione o assumendosi la responsabilità di qualcosa solo per chiudere la questione o abbattere il muro di silenzio. È stanca di scusarsi per mettere fine al suo mutismo ostinato. Pian piano accetta un’eventuale rottura.

Lei spiega che cosa prova quando la ignora. Chiarisce in che modo il suo silenzio la condiziona. Gli dice che il suo comportamento non permette di risolvere i problemi e potrebbe danneggiare il loro rapporto. La mancanza di comunicazione tra loro due non permette di risolvere i problemi. Ma spiegando come si sente, rischia di incoraggiare chi la manipola. Deve evitare di piangere e umiliarsi. Non deve permettere che la sua emotività prenda il sopravvento. Se la maltratta psicologicamente, continuerà a farlo.

Fa di tutto per comprendere se vale la pena salvare il rapporto o meno per il suo bene e per il bene della sua salute mentale. Non può aggrapparsi alla relazione perché ha paura di mollare la presa. Ricorda tutto il dolore che le ha arrecato questa persona e che per lei è meglio chiudere. Può esserle difficile immaginare la vita senza questo rapporto, ma merita di essere trattata con più rispetto. Mai lasciare che l’abuso si perpetui o cercare scuse per il comportamento del proprio partner. Persone di questo tipo raramente cambiano.

Considera la possibilità di allontanarsi. Chiude la relazione, un rapporto che non è per niente sano. In fin dei conti non può cambiare l’altra persona, a prescindere da quanto si sia impegnata a migliorare la situazione. Il suo rapporto è conflittuale e la fa soffrire. Deve andare avanti. Il suo benessere è più importante della presenza al suo fianco di qualcuno che non si fa scrupoli a prevaricarla psicologicamente. Non può più accettare abusi emotivi nella sua vita. Si merita una relazione con qualcuno che sia capace di comunicare in modo sano e maturo. Sarà più felice e avrà più tempo e spazio nella sua vita per le persone pronte a ricevere il suo affetto o il suo amore. Chi è avvezzo a questo genere di comportamento non è propenso a correggerlo per salvare una relazione.

Il silenzio è una tattica, un modo subdolo e meschino di scatenare senso di colpa e inadeguatezza con il semplice mezzo dell’indifferenza, è un altro modo da parte dell’uomo di dominare e manipolare la partner giocando con le sue emozioni. Non sentendosi presa in considerazione la donna penserà di aver commesso qualche sbaglio e si ritroverà a chiedere scusa pur di far tornare le cose come prima.

Il manipolatore tende ad escludere la propria vittima dalle relazioni che questa intrattiene, fa sì che sia isolata dal contesto sociale: da un lato, per la tendenza ad agire sull’altro, decidendo per lei ciò che deve vivere e con chi deve vivere, dall’altro lato perché così facendo aumenta il grado di dipendenza della vittima nei suoi confronti. In tal modo esercita un controllo esclusivo sulla stessa e ne ha il dominio assoluto. Il tentativo è quello di gettare discredito su tutte le persone che circondano la compagna. Questa si ritrova così in contatto quasi esclusivamente con la persona che la sta lentamente distruggendo. Ne segue un vero e proprio isolamento della donna, che non fa altro che peggiorare la situazione e minare ancora di più autostima e sicurezza.

La solitudine dentro lacera e continua a lacerare. Come se non bastasse, spesso si arriva a vere e proprie minacce, implicite o esplicite, che gettano la donna nello sconforto più totale. La donna si sente indebolita e completamente smarrita, pensando di non valere niente e di essere completamente sola e non voluta, arrivando a cedere alle minacce e ad accontentarlo nuovamente in ogni suo desiderio e capriccio. Attraverso il gioco del silenzio il perverso provoca non solo disorientamento, ma automortificazione, paura e angoscia nell’altro fino al punto limite: stati di ansia, depressione, tentativi di suicidio.

Molte donne hanno vissuto anni o intere vite di silenzio, che hanno scavato vuoti incolmabili. La forza violenta del silenzio, il tacere provoca profonde ferite nell’anima. Una morte in vita, morte del sé che può portare alla completa distruzione dell’autostima, alla vergogna dell’esistere, alla auto-nullificazione. Un dolore assoluto e apparentemente insanabile.

Elena annaspa nel tentativo faticoso di guadagnare l’uscita da questo incubo, sa quanto sia difficile riuscire ad aprire gli occhi e svegliarsi da quel torpore che lentamente ti consuma, che ti azzera i pensieri, ti lascia incapace di reagire.

Elena, come ogni donna in una relazione in cui l’altra persona tende a punirla col silenzio, non deve sopportare a lungo, deve prendere la situazione di petto e chiudere la storia. Non può cedere al gioco di chi la manipola e cerca solo di confonderla e controllarla. Non deve permetterglielo. Perché l’unica cosa da fare in una situazione di abuso emotivo è lasciare la persona in questione e ripartire da se stesse. Basta teste abbassate, piegamenti sulle ginocchia, bocche cucite, ansie, paure, tremori notturni. Ci vuole coraggio per fare un po’ di luce in tutto questo buio.

Ritengo sia umiliante essere trattate come se non si esistesse, crea un profondo senso di svalorizzazione, non è sano e crea dolore. E tutto quello che crea dolore, a mio parere, va allontanato se non si riesce a sanare.

Un uomo che esercita su di te violenza psicologica non potrà mai renderti felice e amarti nel modo giusto. Nessun carnefice è in grado di capire un punto di vista diverso dal proprio, perciò ogni tipo di discussione diventa inutile, egli vuole e prova piacere solo nell’accusare e nel demolire la propria vittima portandola al completo sfinimento. L’unico modo per sottrarsi a questo gioco malsano è la fuga.

Prendi la decisione di non continuare a subire il mutismo, non perdere tempo a cercare di capire come fare con lui, nessuna merita di sentirsi indegna di attenzione. Vivi la tua esistenza lontano dal silenzio!

 

di Maria De Laurentiis

Print Friendly, PDF & Email