Sanzioni: suicidio per conto Usa

Il gas bruciato nei cieli della Finlandia manda in fumo le sanzioni europee contro la Russia. Il rublo si rafforza e in Europa aumenta l’inflazione. L’immagine della copertina di Economist è eloquente. Le sanzioni alla Russia non funzionano, sono costretti ad ammettere persino a Washington. E in Europa siamo sull’orlo del suicidio economico finanziario. Nel terminal russo di Portovaya, sul Baltico, Gazprom sta bruciando quattro milioni di metri cubi di gas al giorno che non vende più all’Europa bisognosa ma nemica. Le quotazioni di questi giorni sono da record, oltre i 330 euro per megawattora. La Russia brucia circa dieci milioni di euro al giorno.

Le immagini satellitari dell’istituto di ricerca norvegese Rystad Energy, mostrano le fiamme altissime che si levano dal terminal russo di Portovaya. Non le fiamme a bruciare i residui, ma tutto il carico di gas, quattro milioni e trecentomila metri cubi di gas al giorno già estratto e lavorato che prima arrivava in Europa.

Intanto le bollette del gas aumentano impoverendo ancora di più le famiglie. Germania, Francia, Spagna e Portogallo hanno già approvato la legge di riduzione dei consumi di gas, spegnendo i condizionatori, tenendo i termosifoni bassi, indossando il cappotto in casa. Le luci negli uffici pubblici saranno spente e i riscaldamenti avranno orari ridotti. Sarà un razionamento da economia di guerra, anche se ufficialmente non siamo in guerra, ma considerati belligeranti dalla Russia di Putin che ha invaso l’Ucraina. Così mentre l’Europa raziona il gas, la Russia brucia il gas che doveva vendere, ma che la stessa Europa che ha fatto le sanzioni non può acquistare.

Il combustibile che si consuma in un incendio controllato doveva raggiungere il terminal della Germania, ma la risposta del Cremlino alle sanzioni è stata di chiudere il rubinetto. Tutto per una guerra feroce di invasione e di cecità politica, di subalternità agli USA e sottomissione alle lobby delle armi che da sei mesi hanno decuplicato il fatturato e i profitti, sulla pelle degli innocenti ucraini che muoiono sotto le bombe russe. Un gioco al massacro delle diplomazie europee sottomesse ai voleri di Biden e dei poteri forti delle multinazionali delle bombe. Per contro, la Russia decide di eliminare, bruciando il gas in eccesso che non fornisce più alla Germania. Dal 31 agosto Gazprom chiuderà il gasdotto Nord Stream per tre giorni a settimana, per manutenzione, riducendo al lumicino le forniture alla Germania, che ha già preparato un piano di razionamento molto duro.

La Russia ha deciso di mandare in fumo, in tutti i sensi, dieci milioni di euro al giorno in un momento di difficoltà, perché nei loro calcoli il danno inflitto alla Germania e all’Europa è molto più grande di quello che subirà il loro bilancio. Così le sanzioni si stanno rivelando come la corda intorno al collo al condannato. L’obiettivo di mettere in ginocchio la Russia è fallito, anche perché grandi paesi come Cina, India, Brasile, Pakistan, hanno intercettato tutto il petrolio che prima veniva in Europa. Lo stesso dicasi per le materie prime e altri generi sanzionate, ma che arrivano in Russia da altri paesi, innescando crisi e inflazione in Europa, beneficiando quegli Stati che non hanno aderito alle sanzioni.

Imporre le sanzioni alla Russia rappresenta un obbligo morale, però queste misure non sembrano in grado di favorire la fine del conflitto. Anzi stanno contribuendo a generare instabilità economica e politica nei paesi che hanno approvato quelle sanzioni. Ora il risultato, paradossalmente è che quelle sanzioni hanno prodotto il suicidio politico economico di coloro che le ha adottate.

di Claudio Caldarelli

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