Malborghetto: da arco trionfale a casale rurale

Si trova nel territorio del parco di Veio. Un parco creato nel 1997 a salvaguardia di un territorio pieno di bellezze non solo paesaggistiche ma anche archeologiche. Qui a margine del parco con la consolare Flaminia che lo sfiora al km 19 e 200 c’è un casale edificato su quello che anticamente era un arco quadrifronte, uno dei pochi archi trionfali a quattro fornici dell’antica Roma.

Ma cosa doveva testimoniare di tanto importante questo arco? E perché a quattro fornici? tutto inizia dalla guerra tra Costantino e Massenzio. In questa zona le truppe di Costantino trovarono un ottimo posto per accamparsi. Ad est potevano controllare la vallata del Tevere, ad ovest avevano il controllo del territorio che si estendeva fino alla via Cassia, e poi non di poco conto, il controllo dell’accesso a Roma tramite la via Flaminia. Tutto ciò. era favorevole ai soldati di Costantino, che si scontrarono successivamente con quelli di Massenzio nella piana di Saxa Rubra. La piana dei sassi rossi, come venne chiamata in seguito alla cruenta battaglia. Le pietre e la terra erano rossi del sangue dei soldati. Gli scontri terminarono a Ponte Milvio, Massenzio perse e trovò la morte, Costantino ottenne la sua vittoria. E proprio perché fu sofferta, volle a testimonianza edificare un arco trionfale. Lo volle nel punto dove si accampò prima di entrare in Roma. Un arco quadrifronte, perché sotto i sui fornici si intersecavano due strade. La via Flaminia, importante strada di collegamento con il nord, molto trafficata commercialmente e militarmente, con una strada che proveniente dal territorio etrusco, andava a finire passando per vallata tiberina, al Tevere.

Ma sotto l’arco non si transitava, basolati messi come una sorta di rotatoria intorno alla struttura, fanno pensare che l’arco venisse aggirato. Rivestito in marmo e travertino, sulla sommità probabilmente aveva una quadriga. Gli anni e le vicende storiche fecero assumergli connotazioni diverse nel tempo. In un catasto settecentesco, si ha testimonianza di una sua trasformazione. Furono aggiunti corpi di fabbrica e i quattro archi vennero chiusi, diventando così un casale. Il proprietario terriero della zona, lo donò alla Camera Apostolica, che sua volta lo cedette al Demanio. Il casale fu prima stazione di posta, qui avveniva il cambio dei cavalli. Poi fu un’osteria, molto frequentata da briganti, malfattori e canaglie tanto da assumere il nome di Mal Borghetto. Ultimamente è stato fatto un ottimo restauro curato dalla Soprintendenza Archeologica di Roma. Nei locali ricavati, trovano posto i reperti trovati negli scavi fatti, sia in questa zona, che nella piana di Saxa Rubra, Tor di Quinto e nelle antiche fornaci romane di La Celsa. Ma l’arco o casale come si vuol chiamare, non è solo luogo di considerazione archeologica, romana e medievale, ma è anche luogo di manifestazioni culturali organizzate da associazioni e da enti comunali dedicate alla musica, al teatro, al canto e alla danza, rivolti ad un pubblico dal rinnovato desiderio del “fuori porta” della capitale. Suggestivo il fatto che le rappresentazioni avvengono proprio all’interno di questo antico arco. Era un rudere la Soprintendenza di Roma gli ha ridato l’importanza giusta. Costantino testimonia la sua vittoria nei secoli.

di Fabio Scatolini

 

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