Terminillo, la montagna diversa

Il Terminillo è la stazione invernale dove per molti anni molti Romani hanno imparato a sciare, ma il passare del tempo e la concorrenza di nuove stazioni, meglio attrezzate e raggiungibili, ne hanno decretato il declino, che inesorabilmente lo ha portato all’abbandono.

Fino a quest’anno però, quando in era pandemica la voglia di evadere dalle mura di casa è diventato un imperativo.
In questo stesso periodo l’approvazione del progetto di ampliamento della stazione fa dei passi avanti significativi, portando alla ribalta il dibattito se sia giusto o no sventrare letteralmente la montagna per aumentare l’afflusso turistico nella zona.

Le mie domande sono: ma siamo sicuri che il turismo futuro chieda nuovi impianti e piste?
Perché allora, i Romani, a impianti chiusi si sono riversati in tutte le località montane raggiungibili in regione come Monte Livata e Terminillo?

Certo, le limitazioni della libertà imposte dal governo e le incertezze economiche hanno obbligato le persone a trovare alternative, cercando svago all’aria aperta a costo zero. Il covid ha dato il via a una nuova era, fatta di riscoperte di natura e benessere, che certamente porterà alla domanda di nuove forme di turismo.
Quante famiglie ho visto giocare insieme al Terminillo, ma cosa si può fare in montagna oltre allo sci di pista?
Molto! La montagna di per se ha il grande pregio di trasformarsi secondo le stagioni.

Con la primavera si può camminare nei boschi e ammirare il risveglio della natura, con fiori e alberi che si vestono di nuovi colori e lo sfondo onnipresente del verde.
L’estate offre temperature decisamente piacevoli, con il sole che filtra tra l’ombra dei faggi donando frescura e serenità all’anima.
L’autunno copre i boschi di colori audaci che vanno dall’ocra al rosso. Boschi dove vale la pena di fermarsi per respirare l’odore della terra umida e dei funghi.
L’inverno si copre di un manto bianco, con sculture di ghiaccio così ardite da risvegliare lo stupore del bambino che è in noi.
Ecco allora che, già analizzando le peculiarità delle quattro stagioni in montagna, possiamo vedere un futuro completamente diverso da quello sviluppato negli ultimi anni e che è riproposto con forza grazie ai soldi del Recovery Fund.

Di stazioni invernali attrezzate ce ne sono già molte in Abruzzo, serve quindi un piano di sviluppo che differenzi il monte Terminillo da tutti gli altri, evitando regimi di concorrenza sui quali confrontarsi. Un piano che favorisca un turismo responsabile, alla ricerca di un territorio selvaggio, di avventura dove ricaricare le batterie dell’anima. Il mio sguardo va alla Val Maira, modello di virtù ecologiche, considerata il paradiso dello sci alpinismo.

Non una montagna addomesticata quindi, ma uno spazio dove soddisfare la nostra voglia di ritrovare un contatto con la natura e sentirsene parte senza tentare di cambiarla, di domarla per asservirla alle nostre pigrizie. La montagna è fatica, è sacrificio, ma anche serenità, buon cibo e tradizioni, è attività all’aria aperta, è necessaria a scaricare le tensioni accumulate nella nostra vita cittadina. La montagna è, dove ritrovare la propria identità, dove salutare uno sconosciuto diventa normale.
Tutto questo ha bisogno del supporto di persone che, con dedizione, istruiscano e portino alla conoscenza del territorio in sicurezza, perché la montagna è anche pericolo, e non deve trasformarsi in una giostra senza controllo, dove l’inesperienza di molti potrebbe trasformarsi in tragedia.
Il Terminillo può e deve trasformarsi in un’area Impianti free, dove fare passeggiate a piedi o con le ciaspole, escursioni con sci di fondo o d’alpinismo, bici da montagna o da strada, alpinismo e arrampicata sportiva con degustazione di prodotti tipici locali.

Un’area geologica, museo a cielo aperto, con percorsi didattici descritti in diverse guide tra le quali “Sentieri geologici sul monte Terminillo” di Giancarlo De Sisti, con il circo Glaciale della zona dei Sassetelli ove poter vedere l’opera dei ghiacciai estinti.
Ben sette rifugi per sviluppare un anello di più giorni per la gioia dei trekker, con quote tra i 1200 e i 2000 metri, dieci strutture ricettive funzionanti, con molte altre da riqualificare e porre a disposizione di tutti.

Da Leonessa a Micigliano a Sigillo, da Poggio Bustone a Cantalice, da Cittaducale ad Antrodoco, c’è bisogno dell’aiuto di tutti per trasformare questo sito bellissimo in un parco naturale a tutto tondo, per trasformarlo ne “la Montagna Diversa”.

I rifugi dell’area, non tutti gestiti.

Rifugio Angelo Sebastiani (Sella di Leonessa.)
Rifugio Castiglioni (Cantalice)
Rifugio Legambiente La Fossa (Valle degli Angeli.)
Rifugio Maiolica (Monte i Porcini.)
Rifugio Massimo Rinaldi (Terminilletto)
Rifugio Mattutino (Poggio Bustone)
Rifugio Porcini (Monte i Porcini.)

di Roberto De Stefanis

Foto archivio Roberto De Stefanis, e Paolo Casanova.