Spiritualità come spazio di riflessione a Torino. Già nelle Scritture la rivoluzione delle donne

Delphine Horvilleur, la rabbina e biblista francese interviene a Torino Spiritualità domenica 20 giugno 2021, con una lectio sul ruolo tradizionale della donna, che ha profonde radici religiose. Anche se la lettura della Bibbia evidenzia altro.

Lezioni, dialoghi, letture, meditazioni, esperienze, camminate nella natura per lasciare che i desideri si affaccino alla luce. Tutto questo è Torino Spiritualità, spazio di riflessione e di confronto tra coscienze, culture e religioni, che torna da oggi al 20 giugno, in città e online. “Desideranti” è il tema del 2021, per riflettere sul nostro essere abitati dal desiderio: costantemente spinti oltre noi stessi da una forza che scardina ogni equilibrio, ma capace di alimentare la nostra vita come null’altro potrebbe. Numerosi gli ospiti fra i quali il Nobel Kazuo Ishiguro, Marilynne Robinson in dialogo con Alessandro Zaccuri, e poi Givone, Žižek, Recalcati, Crepet, Petrosino, Antonioli, Enzo Bianchi.

Si anticipa una sintesi dell’intervento di Delphine Horvilleur previsto domenica “Il desiderio di essere visibili. Nudità, femminino e Scritture”.

Ecco le sue parole:

“Nelle Scritture il femminile è associato al mondo dell’interiorità e va protetto da contaminazioni esterne, ma quando agisce cambia il corso della storia.

Nel mio lavoro di rabbina, di esegeta e in particolare nel libro Nudità e Pudore – l’abito di Eva, mi sono occupata del ruolo tradizionale della donna nel giudaismo e nella letteratura ebraica, ma questo può essere assolutamente estrapolato e applicato ad altre tradizioni religiose e culturali, non definibili come religiose. Siamo gli eredi di un mondo in cui la donna è stata quasi sempre definita come appartenente al genere dell’interiorità. La donna è colei che si colloca sia alla periferia sia in una sfera nascosta e segreta. Si pensa che il suo mondo sia quello dell’interiorità, della casa, dell’ambito domestico e, dunque, tutto ciò che dal suo interno esce e va verso l’esterno rischia di costituire una sovversione, un sovvertimento. Questo è il caso dei capelli della donna in molte tradizioni religiose. I capelli delle donne devono essere nascosti o sono considerati segno di immodestia. Ma cosa sono i capelli? Qualcosa che dall’interno del corpo esce verso l’esterno in modo più o meno selvatico e indomito. E questo qualcosa, che esce dall’interno e fuoriesce verso l’esterno, dà fastidio quando proviene dal femminile. I capelli degli uomini pongono tradizionalmente molti meno problemi nel pensiero religioso. Analogamente, la voce delle donne in molte tradizioni, come in alcune eredità del pensiero talmudico, è considerata immodesta. Nel Talmud c’è una frase che dice che la voce delle donne è una nudità. Cos’è la voce? Come i capelli, seppure in modo diverso, la voce esce dalla profondità verso l’esterno. E poiché il femminile è spesso associato al mondo dell’interiorità, deve restare all’interno del corpo, della casa, del gruppo, del focolare. Va addomesticato per impedire che esca al di fuori. Tutto questo è tradotto e descritto in molte tradizioni religiose. Ritorna un problema di frontiera che non è del tutto estraneo a ciò di cui parlavamo prima. La paura della contaminazione, la paura dell’impurità. In realtà i gruppi che cercano di tenere le donne all’interno esprimono così un’angoscia molto tradizionale: la paura della contaminazione, della porosità, la paura di ciò che potrebbe giungere dall’esterno e contaminare il gruppo. È su questo che spesso si fonda la nozione del pudore. L’enfasi molto forte che si pone sul pudore delle donne nelle società tradizionali ha spesso a che fare con la loro rappresentazione come esseri un po’ più porosi, esseri mucosi, che hanno un po’ meno derma e barriere rispetto agli altri, agli uomini. Nel mio libro analizzo la traduzione dall’ebraico di un termine che talvolta nella Bibbia si trova come ‘nudità’ e che è associato al femminile. In moltissimi passaggi della Bibbia vediamo che la donna è ripresa per la sua nudità. È sempre un po’ più nuda, pur con la stessa anatomia. Mentre un uomo può mostrare il braccio, la coscia, la gamba senza che questo rappresenti un problema di tentazione o nudità, quando si tratta del corpo della donna si pone immediatamente un problema di immodestia. Nella Bibbia si dice ervah. Un problema di nudità. Ma se si cerca la traduzione esatta del termine ervah, se si analizza l’origine, l’etimologia e le altre occorrenze del termine in molti passaggi della Bibbia, si scopre che ervah, tradotto nudità, significa più esattamente capacità di secernere, ossia di far colare un liquido da un luogo a un altro. Si capisce così, come elaboro più ampiamente nel libro, che il femminile è sempre sospettato di essere un po’ fluido, di non avere un carattere ermetico e di essere un po’ troppo aperto, permeabile al pericolo, alla contaminazione, a un incontro con un’alterità che potrebbe alterarci e rovinarci. Non so se funziona anche in italiano, ma in francese la parola ‘alterare’ è affascinante. Significa ‘rovinare’, ‘sciupare’, ma nella radice del termine alter si intende chiaramente l’alterità, l’Altro. Qualcuno potrebbe pensare che si stia esagerando e che in realtà nei testi ci siano tante donne con ruoli straordinari. Spesso, quando si pensa al femminile e alla Bibbia, citiamo eroine che hanno cambiato la storia e che hanno segnato le nostre letture. Citiamo personaggi chiave come le matriarche Sara, Lea, Rebecca, Rachele. Profetesse come Miriam o donne come Rut e Ester. Nella tradizione cristiana si cita certamente Maria. Tutte donne che hanno cambiato la storia. Ed è vero: le donne hanno un ruolo molto rilevante nella letteratura biblica. Ma bisogna sempre riuscire a percepire, nel loro modo di cambiare la storia nella Bibbia, come procedono. Nella maggior parte dei casi agiscono sotto travestimento, con uno stratagemma. Non posseggono mai un potere politico o un potere d’azione a loro accordato. Devono trovare una via verso un potere d’azione utilizzando i soli strumenti che hanno: lo stratagemma, una forma di manipolazione o di seduzione. Si possono fare moltissimi esempi.

Rebecca ad esempio manipola i figli e il marito Isacco per decidere chi sarà l’erede della storia. Potrei citare Rut che seduce Booz per avere una discendenza, che sarà poi la stirpe del Messia. Potremmo citare ancora altri personaggi. C’è un personaggio biblico che amo molto e che si chiama Tamar. Tamar è la nuora di Giuda ed è vedova. Aspetta che il suocero le dia un fidanzato per avere una discendenza, avere dei figli. Ma poiché il suocero la rinnega, si traveste da prostituta per sedurlo. C’è una forma incredibile di trasgressione nel testo ed è con i figli di Giuda e Tamar che inizia la stirpe messianica, la stirpe della salvezza e della redenzione. Potremmo moltiplicare gli esempi di personaggi biblici femminili che cambiano il corso della storia, che permettono alla storia di continuare di fronte a una minaccia di sterilità o a una minaccia macabra sul prosieguo del racconto. Ne emerge che un personaggio femminile puo’ cambiare il mondo e la storia ma solo agendo con un trabocchetto, un travestimento, una manipolazione che è l’unico potere di cui potevano disporre le donne.”

Dunque un viaggio interessante nel mondo femminile attraverso le religioni, le Scritture, il modo di approcciarsi alle donne ha radici antichissime ma anche attraverso questi strumenti ne esce la figura di una donna carica di emozioni, sentimenti, vissuti emotivi che intimoriscono e che pertanto non devono travalicare “l’esterno”. Perché ciò che era ed è dentro loro ha sempre fatto paura e continua a fare paura.

di Stefania Lastoria