Gkn, 422 operai licenziati via e-mail. Non è una questione di forma ma di sostanza

Per 422 operai della Gkn è iniziato l’incubo di ritrovarsi senza lavoro, senza prospettive, nel periodo tra i più difficili della storia del nostro paese.  Il fatto che sia arrivato attraverso una mail è ancora più drammatico ed umanamente inaccettabile.

Ci troviamo a Campi Bisenzio (Firenze) nella Gkn una fabbrica di componentistica automotive (semiassi e trasmissioni) di proprietà inglese.

422 operai si sono visti recapitare una e-mail in cui veniva comunicato il licenziamento; l’azienda ha deciso chi chiudere e delocalizzare, lasciando in mezzo ad una strada 422 famiglie più tutto l’indotto che gli ruota intorno. Il tutto accede attraverso una e-mail, in modo assolutamente inaspettato.

La situazione ha chiaramente suscitato immediate reazioni, il 19 luglio è stato dichiarato lo sciopero generale nell’area metropolitana di Firenze, nel frattempo l’azienda si è resa disponibile ad aprire un confronto con le parti sociali. Da più parti, politiche e sindaclai, arrivano dichiarazioni sostegno ed indignazione.

Stessa sorte era capitata ai 152 lavoratori della Gianetti Ruote di Ceriano Laghetto, lasciati a casa con una e- mail.       

Che questi siano gli effetti dello sblocco dei licenziamenti è abbastanza evidente, perché è vero che l’azienda per chiusura attività avrebbe comunque potuto licenziare, ma è altrettanto chiaro che lo stanziamento di ammortizzatori sociali straordinari rappresenta un cuscinetto che avrebbe potuto tamponare la situazione in vista di una ripresa del mercato. Cosi come il blocco dei licenziamenti e la super visione del governo avrebbe potuto fungere da deterrente per la delocalizzazione, come è stato fin ad ora.

La questione non è puramente formale, ma di sostanza, perché in un paese afflitto da una crisi sanitaria ed economica è inaccettabile permettere alle aziende di attuare comportamenti unilaterali.

L’Italia non può essere considerata come una colonia in cui le aziende possono entrare ed uscire senza valutare l’impatto che le scelte industriali hanno sull’intera economia del paese.

Se non si agisce in modo complessivo quello che sta accadendo ai lavoratori della Gkn e Gianetti ruote rischia di travolgere altre centinaia di migliaia di lavoratori.

La crisi sanitaria è diventata economica e sociale, nascondere i problemi sotto il tappeto rischia di fare il gioco dei potenti a discapito dei più deboli.

Servono leggi contro la delocalizzazione, come in altri paesi, servono politiche industriali per riconvertire le fabbriche e soprattutto il coraggio di assumersi la responsabilità politica affinché lo stato torni a prendersi carico di alcuni settori strategici del paese.

Se non ora, quando.

di Susi Ciolella

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