Il fascismo c’è…
Il fascismo c’è, dentro di noi. Scorre copioso nelle nostre vene. È parte integrante del Dna. L’Italia è un paese che non si è mai disintossicato veramente dall’infezione nera che si chiama fascismo. Paradossalmente la lotta di liberazione combattuta e vinta dalle forze partigiane, non ha permesso che il Paese fosse sottoposto a un processo di defascistizzazione come quello messo in atto in Germania, noto con il termine “denazifizierung” al fine di bonificare le strutture nazionali e la burocrazia dall’eredità del regime hitleriano. Momi Ovada spiega bene il concetto del fascismo dentro di noi, con i riferimenti alla Germania. I tedeschi non seppero o non riuscirono, per molteplici ragioni, a organizzare una Resistenza strutturata e conobbero solo episodi isolati di opposizione ai crimini nazisti, come quello luminoso della “Rosa Bianca”.
Gli italiani antifascisti, invece, avevano sconfitto il regime di Mussolini e avevano promulgato una Costituzione che vietava qualsiasi forma di esistenza o riorganizzazione del fascismo nella neonata democrazia italiana. Tutti pensavano che quella terribile esperienza del ventennio, delle leggi razziali, del confino, del carcere, delle violenze e delle uccisioni, vedi Matteotti, non sarebbero più accadute.
Ma non è stato così. I partigiani, coloro che avevano combattuto la Resistenza, furono emarginati, nei posti chiave della amministrazione pubblica vi ritornarono i fascisti sotto mentite spoglie, e piano piano tutto tornò come prima. Con l’aiuto degli americani iniziarono le grandi campagne anticomuniste. L’anticomunismo diventa una ideologia che si scorpora dalla realtà confondendo, volutamente, i crimini del socialismo reale con le lotte del movimento operaio. Le giuste rivendicazioni sindacali e politiche vengono marginalizzate e ideologizzate per giustificare l’uso della forza contro i movimenti di massa che chiedono riforme e non un ritorno al passato. In questo contesto i nazifascisti ritrovano un ruolo attivo e fattivo. L’Italia conosce il periodo delle stragi di Stato, la strategia della tensione, i tentativi di golpe, (ricordate il rumor di sciabole) i depistaggi, gli insabbiamenti, i servizi deviati, e non ultimo le trattative Stato-mafia, le manganellate ai lavoratori in sciopero, i respingimenti e il razzismo quotidiano contro i migranti, le violenze sulle donne e i femminicidi. Il fascismo dalle molteplici facce, tutte adattabili e usabili contro qualsiasi forma di emancipazione. Da qui la disgregazione di un progetto di democrazia avanzata. La presenza sempre più massiccia di fascisti, fascistoidi e ultrareazionari nelle strutture più delicate della pubblica amministrazione (servizi segreti, esercito, forze dell’ordine, e relative burocrazie governative) ha avvelenato ogni forma di democrazia partecipata dal basso. Il fascismo c’è. Dentro di noi. Certo non generalizzo. C’è un grande e partecipato movimento antifascista che manifesta, che è presente sui territori, che non si lascia intimidire. Ma siamo una minoranza. Eppure siamo usciti maggioranza dalla guerra di Liberazione. Eravamo maggioranza materiale è ideale nella Resistenza. Ora, siamo marginali. Per tornare ad essere protagonisti, è necessario ripetere l’esperienza di Fiano Romano, in provincia di Roma, dove dopo l’ennesima provocazione fascista, che disegnava svastiche nei giardini pubblici, i cittadini, le donne in prima fila, si sono organizzate aprendo la sezione dell’Anpi per dare un segnale di presenza attiva sul territorio. Per ribadire che è giusto stare dalla parte dei valori della Resistenza e dei partigiani. Per dire ad alta voce che, anche se il fascismo c’è, non è dentro di noi. Noi sappiamo essere quella parte democratica antifascista che non lascerà spazio al fascismo salviniano o meloniano, che condiziona sempre di più la vita politica del nostro Paese. La brava gente non ha Patria è trasversale a tutta l’umanità. E la brava gente è quella che porta acqua ai bambini sul confine della Polonia, è quella che accoglie alla stazione di Trieste i migranti della rotta balcanica, è quella che tira a riva il barcone carico di migranti alla deriva, è quella che abbraccia e condivide il pane senza se e senza ma. La brava gente si sente sorella dei fratelli che fuggono dalle guerre e dalla fame.
La brava gente, di cui siamo parte, è quella che lotta per i diritti, contro le violenze di genere, per l’equa redistribuzione delle ricchezze e delle risorse. La brava gente siamo noi, antifascisti di oggi che portiamo nel nostro DNA gli insegnamenti delle partigiane e dei partigiani che hanno fatto dell’Internazionalismo il valore di riferimento, anticipando quanto dice Papa Francesco sul salario universale e sui diritti umani nel mondo. Cosi che il sentimento che ci accomuna sia la fratellanza e la sorellanza, per essere antifascisti oggi come ieri: ora e sempre Resistenza alla guerra, alla discriminazione, alla violenza.
di Claudio Caldarelli