La vittoria dei contadini indiani ad un anno dall’inizio della protesta

Il primo Ministro indiano Modi fa dietrofront sulla riforma agraria, i contadini hanno vinto. Almeno per adesso.  E’ trascorso un intero anno dall’inizio di quella protesta degli agricoltori indiani contro le nuove leggi introdotte nel settore agricolo che aveva catturato l’attenzione mondiale per essere il più grande sciopero della storia.

Nei numeri precedenti avevamo già descritto la natura controversa di questa riforma e delle modalità violente con cui il Governo aveva tentato di bloccare l’avanzata dei contadini, degli attivisti e delle organizzazioni sindacali. Un anno di barricate, di scontri, di morti. Centinaia di persone, alcune fonti non ufficiali parlano di circa 750, hanno perso la vita in questa aspra battaglia intrapresa per evitare il libero mercato e l’eliminazione dei prezzi minimi sui raccolti.

Il Primo Ministro Narendra Modi, lo scorso 19 novembre, ha annunciato di voler revocare le leggi agricole. I contadini festeggiano in ogni parte dell’India, ma non si fidano e continuano a presidiare la periferia di Delhi. La perspicacia con la quale il Governo ha proseguito nella linea dura a sostegno di una riforma che avrebbe portato vantaggio soltanto alle multinazionali e ai ricchi possidenti, fa assomigliare la promessa ad un necessario e urgente bisogno di consenso più che a una reale intenzione di tutelare e favorire i piccoli agricoltori.  I manifestanti temono un ripensamento o addirittura una revoca e una immediata reintroduzione. In effetti le prossime elezioni, soprattutto quelle nel Punjab, potrebbero aver fatto cambiare atteggiamento al Primo Ministro. E’ proprio da quella zona che si è alimentata la protesta, è lì che vivono i contadini più risoluti e determinati a portare avanti la lotta per evitare di cedere la loro terra ai latifondisti e di essere inghiottiti dal business agro-alimentare.

Nel suo discorso televisivo, Narendra Modi, in un inusuale atteggiamento contrito e dispiaciuto, ha dichiarato che forse sono stati fatti alcuni errori. Di natura legislativa o di strategia politica? Mentre infatti crescono, seppur di poco, i consensi sulla sua persona, dopo le dichiarazioni potrebbero crearsi, a livello politico, spaccature anche in seno alla maggioranza e tra i sostenitori del Governo.

Difficilmente l’opinione pubblica potrà dimenticare questo anno di risoluta volontà di fermare in ogni modo e con qualunque mezzo la protesta dei contadini, gli arresti, le accuse di terrorismo, la censura della stampa, le bastonate, gli idranti.

Hanno presidiato e picchettato nonostante il Covid, il rigido inverno, la calura estiva e le aggressioni. Il Governo indiano ora può contare su un’unica certezza: i contadini non si muoveranno dalle piazze fino a quando non arriverà l’effettiva rimozione delle leggi.

Lunga vita ai contadini indiani.

di Nicoletta Iommi

 

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