NON SANTO PADRE, SOLO UNO COME NOI. MA RIVOLUZIONARIO

Quando si è sparsa la voce che Francesco, Vescovo di Roma e Pontefice venuto dalla fine del mondo, sarebbe andato ad un programma di uno degli eminentissimi della TV, Fabio Fazio, la cosa ha destato l’indifferenza di pochi, sempre pronti alla critica e l’interesse di molti, in particolare del mondo cattolico che le notizie sul Pontefice le riceve da altri, così come essi sogliono dire, ma senza conoscenza diretta.

E così è stato.

Chi ha parlato non è stato un Santo Padre (è una fissa del mondo ecclesiastico usare la parola Santo prima del tempo). Ha parlato una persona comune come noi, che da ragazzo invidiava un macellaio per i suoi incassi, che giocava a calcio, che ballava il tango. Poi la “chiamata” religiosa e in essa l’amore per i primi anni del cristianesimo, la volontà di interpretare il Messaggio della Chiesa Nuova del Concilio Vaticano II e l’intransigenza nel rifiutare il clericalismo, la commistione tra potere civile e manifestazione liturgica. Si è chiamato Francesco per essere ad un tempo la persona del rispetto verso la Madre terra e della gioia della relazione per tutte le donne e gli uomini di buona volontà. Tutto questo con una visione globale della vita di ognuno di noi.

Non si deve dimenticare, infatti, che Francesco è il riferimento di una religione, cioè di un sistema nel quale hai deciso di accettare le regole e di viverle.

Non a caso alla domanda di come conseguire la vita eterna, Gesù, che per i cattolici è figlio di Dio, risponde: “osserva i comandamenti “ e aggiunge “ se vuoi essere perfetto va vendi quello che possiedi e donalo ai poveri”.

Io non so come sia stato accolto il messaggio televisivo di Francesco da parte del mondo cattolico, fatto sia da persone impostate solo per seguire i comandamenti, sia da persone che hanno dato una interpretazione più globale, ma penso che il discorso sia veramente rivoluzionario, se volete come le parole di Kant “ il cielo stellato sopra di me e la legge morale in me”.ma penso, ed ho sempre pensato nella mia vita , che non si vive per egoismo e che si deve vivere secondo una legge morale. Ricordo le esplosione di gioia e di speranza quando, dopo la morte di Papa Pacelli sentii le parole : Abemus Papa! E fu annunciata la elezione di Giovanni 23esimo. Per me, in quel momento, fu quello della cancellazione delle ideologie totalitarie, del capitalismo selvaggio, della attuazione di quelle che poi diventarono regole del Concilio Vaticano secondo ed ho cercato di applicarne almeno il concetto di giustizia.

Oggi, tanti anni dopo, guardo ad un tempo il lentissimo progredire verso il meglio dell ‘umanità, ma insieme l ‘incredibile violenza di cinquantamila ultramiliardari che posseggono e governano l ‘ottanta per cento della ricchezza mondiale e che nulla fanno per gli otto miliardi di persone che abitano la terra.

Il discorso di Francesco è rivoluzionario perché non da spazio ad interpretazioni diverse: la vita deve essere vissuta non solo come dedizione individuale, ma come partecipazione collettiva. Amore verso il Dio Padre e sorellanza- fratellanza con tutta l’ umanità, ma con una applicazione totale, quella del “ buon Samaritano”, che si esprime nel soccorso ma poi anche nella assistenza, accettazione, integrazione.

di Carlo Faloci

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