Il calo demografico minaccia gli atenei

Il calo demografico in Italia, tra i giovani in età compresa tra i 18 e i 21 anni, può mettere a rischio l’organizzazione sui territori delle università.

Un calo che evidenzia, nell’anno accademico 2021/2022, come il 18% dei corsi di laurea aveva circa 20 iscritti e la percentuale aumenta se si considerano i corsi di laurea magistrale. I dati sono forniti da Talents Venture (società di consulenza specializzata in servizi di consulenza e sviluppo di soluzioni a sostegno dell’istruzione universitaria) che mette ini risalto il rischio di esistenza di alcune sedi didattiche, e quindi di molti corsi di laurea, correlandolo alla sostenibilità economica. Gli atenei più esposti sono quelli del mezzogiorno.

Si prefigura che nel 2040, tutti i 10 grandi atenei che oggi attraggono il maggior numero di immatricolati da altre regioni (Bologna, Roma, Ferrara, Milano, Perugia, Padova, Parma, Torino e Trento) potrebbero registrare una contrazione nelle immatricolazioni di fuori sede superiore al 20%. L’altro dato è che in l’Italia i laureati continuano ad essere troppo pochi.

Considerando il fattore calo demografico e il fattore sostenibilità economia, corrispondente a un minor gettito di entrate nell casse degli atenei, si ha una contrazione nel 2040 (rispetto al 2020) di oltre 600 milioni di euro. Ne scaturisce che se si vogliono tenere aperti alcuni corsi di laurea il loro costo inevitabimente aumenterà.

Il problema di fondo è che il declino demografico nella fascia di età 18-21 anni è irreversibile perchè chi avrà questa età nel 2040 sono i quelli nati tra il 2019 e il 2022. per l’agenzia Talents Venture è necessario un coordinamento a livello nazionale che guidi le nostre Università nelle sfide legate all’andamento demografico. 

Come si diceva il problema maggiore riguarda soprattutto i territori più fragili, come quelli del meridione, in cui gli atenei dovrebbero fare da volano per lo sviluppo, invece le 15 sedi presenti registreranno un severo declino demografico entro il 2030.

Senza istruzione, o con una istruzione costosa, e quindi per pochi, il Mezzogiorno resterà sempre tre passi indietro rispetto al trend di sviluppo economico del centronord del nostro Paese. Il diritto allo studio Le opportunità sancite dagli articoli 33 e 34 della nostra Costituzione sanciscono e tutelano il diritto allo studio e la libertà di studiare e pongono i principi generali in materia di organizzazione di scuola ed università e sono la base fondamentale da cui le successive leggi in materia di istruzione hanno tratto ispirazione ed orientamento.

L’individuo, secondo la nostra Costituzione, deve essere tutelato nel diritto allo studio infatti l’articolo 34 sancisce che: “la scuola è aperta a tutti, indipendentemente da qualsiasi specifica condizione o status socio-economico” e afferma anche che: “i capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi (economici), hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi”.

Continuare a non considerare questo problema significa cervelli in fuga dal Sud e conseguente necrotizzazione di un territorio già provato da anni di indifferenza e di investimenti da parte della politica di destra e di sinistra che sia.

Livia Scatolini

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