Niger: bandiere russe sul colpo di Stato

Una rivoluzione anticoloniale o un nuovo colonialismo a trazione russa? Dopo il Mali, il Burkina Faso, la Guinea e il Ciad, ora anche in Niger è arrivato il colpo di Stato a scuotere ulteriormente la regione del Sahel. Non è ancora accertato, ma c’è il forte sospetto che anche in questo caso sia coinvolto il gruppo della Wagner.

Il golpe del 26 luglio, organizzato dall’ex comandante della Guardia presidenziale Abdourahamane Tchiani, ha portato alla destituzione del Presidente Mohamed Bazoum, ora in stato di detenzione insieme a tutta la famiglia.

Le ragioni, spiegate dal golpista Tchiani in un comunicato pubblico, sono da attribuire “al deterioramento delle condizioni di sicurezza e della cattiva gestione economica e sociale”. Il colpo di Stato sarebbe dunque conseguenziale ad una situazione di estrema fragilità e instabilità dell’ex colonia francese.

Il Niger, ricco di uranio, gas, petrolio e altri minerali preziosi è attualmente uno del Paesi più poveri del mondo. Una parte della popolazione ha condannato il colpo di Stato, molti altri nigerini invece si sentono abbandonati dalla Francia e hanno manifestato e protestato davanti all’Ambasciata francese a Niamey per dire no al colonialismo predatorio, sventolando bandiere russe.

E proprio Prigozhin, fondatore della compagnia privata militare Wagner, è stato il primo a rispondere all’appello del generale Tchiani che subito dopo l’insediamento aveva chiesto pubblicamente sostegno ai partner economici e finanziari.

“Migliaia di combattenti sono in grado di riportare l’ordine e distruggere i terroristi” ha infatti sostenuto Prigozhin in un messaggio Telegram.

La Russia, che in quegli stessi giorni aveva promesso tra le 25mila e le 50mila tonnellate di grano gratis a sei Paesi africani tra i quali Mali, BurKina Faso e Somalia durante il Summit Russia- Africa a San Pietroburgo, ha fatto sapere di non essere sulla stessa linea della Wagner e attraverso il portavoce del Cremlino Paskow ha invitato alla moderazione, auspicando il ritorno ad uno Stato di diritto.

La Francia si è affrettata a smentire le voci di un suo possibile intervento militare, ha aumentato la sicurezza in Ambasciata e ha iniziato a evacuare i cittadini francesi.

Stati Uniti e Unione Europea hanno condannato il golpe e hanno minacciato sanzioni ai Paesi sostenitori.

L’Ecowas, la Comunità economica dei Paesi dell’Africa occidentale, che a pochi giorni dal colpo di Stato, si era riunita e aveva fissato un ultimatum per il ritorno allo Stato costituzionale, dopo lo scadere dell’ultimatum lo scorso 7 agosto e la formazione di un nuovo Governo, ha deciso ufficialmente di intervenire militarmente. Costa d’Avorio e Benin hanno messo già a disposizione le loro truppe.

Di tutta risposta i golpisti hanno minacciato di uccidere l’ex Presidente Bazoum e Paesi come il Mali, Guinea e il Burkina Faso hanno comunicato che un intervento militare verrà considerato come una dichiarazione di guerra contro di loro.

Un vero rompicapo geopolitico dove anche la Cina, secondo investitore estero dopo la Francia, sembra preoccupata per i propri interessi e ha invitato a risolvere la questione in maniera pacifica.

Una partita a scacchi su suolo africano della quale è difficile prevedere l’esito, ma nell’immediato sventolano bandiere che augurano lunga vita a Putin.

 

Nicoletta Iommi

 

 

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