Geremia, solo un ragazzo

Geremia era soltanto un ragazzo.  

Se pensiamo che la stragrande maggioranza delle parole del suo libro le ha dette che non aveva 30 anni, diventano ancora più sconvolgenti.  

Era soltanto un ragazzo, non aveva 20 anni, quando va al tempio di Gerusalemme a dire ai capi del popolo e ai sacerdoti, sostanzialmente, che la loro religione è finita, che il Tempio attorno al quale strutturavano la loro intera esistenza sarebbe stato raso al suolo, perché veniva una Nuova Alleanza, non più religiosa, che avrebbe inciso a fuoco vivo l’amore di Dio nella carne dei cuori, e quindi non ci sarebbe stato più bisogno di dotti, sapienti, a dire, spiegare, non ci sarebbe più stato bisogno di Templi in pietra, perché i Templi saremmo diventati noi, in carne ed ossa: templi capaci di far ardere e custodire il Fuoco Inestinguibile dell’Amore che dà la Vita, l’Essere e il Tempo.

Ognuno avrebbe sentito il fuoco divorante dell’Amore bruciare la carne del proprio cuore.

Da dove prendeva questa consapevolezza Geremia? Perché l’aveva studiato, letto, imparato a qualche seminario? No, perché lo viveva, lo viveva profondamente, come canta, con una forza capace di far solcare alle sue parole 2500 anni per arrivare fino a noi: 

“Mi hai sedotto, Signore, e io mi sono lasciato sedurre; mi hai fatto violenza e hai prevalso.

Sono diventato oggetto di derisione ogni giorno; ognuno si beffa di me.

Quando parlo, devo gridare, devo urlare: «Violenza! Oppressione!». 

Così la parola del Signore è diventata per me causa di vergogna e di scherno tutto il giorno.

Mi dicevo: «Non penserò più a lui, non parlerò più nel suo nome!». 

Ma nel mio cuore c’era come un fuoco ardente, trattenuto nelle mie ossa; mi sforzavo di contenerlo, ma non potevo”.  

Giacomo Fagiolini

 

 

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