Note sul Sinodo

Papa Francesco il Grande. Andrebbe ricordato così, questo Pontefice. 

Più lui si fa piccolo, dimesso, gentile, umile, più, nei fatti, inizia a emergere la portata portentosa del suo progetto complessivo.

Bergoglio da cardinale non era così, era molto meno “morbido”. 

Era di contro cultura, all’opposizione del Sistema capitalista neoliberale, all’opposizione durissima e quasi eccessiva dei governi argentini, estremamente progressista e già del tutto post clericale. 

Da Papa ha scelto di essere di tutti, di non polarizzare, o comunque di farlo il meno possibile, ma non ha rinunciato alla sua agenda audace e rivoluzionaria: 

Riportare il Vangelo nel cuore del luogo dal quale era stato bandito più radicalmente e profondamente: la Chiesa Cattolica, continuando, per la Verità, un processo già partito almeno da Roncalli.

Ha scelto il nome Francesco, primo della storia, per attuare un disegno molto più ampio della sola apertura ai temi come migranti, ecologia, poveri, pur centrali per lui. 

Decostruire il paradigma religioso cattolico strutturatosi da secoli, avviando l’enorme transizione da una Chiesa clericale a una Chiesa Sinodale: niente di meno. 

La Chiesa è Sinodale, la Chiesa è talmente missionaria dall’arrivare a dire “è in sé stessa missione”, e deve ripartire dal tessere legami comunitari di senso, con tutti fratelli e tutti missionari. 

Questi i tre macro punti emersi dai lavori del Sinodo finora, da approfondire ulteriormente in vista del documento finale che arriverà il prossimo anno.

Punti che significano andare verso un pieno compimento del Vaticano II, riattingendo alle fonti originarie cristiane, smantellando 1700 anni di distorsione clericale. 

Brutalizzando, semplificando troppo il discorso, tuttavia il programma sinodale pare presentarsi con questa entusiasmante ambizione di fondo: rendere nuovamente la Chiesa Cattolica una realtà cristiana. 

Una novità inaudita da almeno un millennio e mezzo. 

Giacomo Fagiolini 

 

 

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