Il riscatto degli ultimi

Gli ultimi, gli emarginati, i poveri, sono i veri antieroi nelle società dei consumi e della ricchezza che tutto monetizza. Il riscatto degli ultimi viene raccontato bene al teatro Parioli di Roma da una coppia talmente slegata che funziona. Massimo Ghini e Paolo Ruffini interpretano magistralmente ognuno il proprio ruolo, donando alla recitazione il ritmo che espande la scena. Il pubblico applaude, ride, si sente tirato per la giacca, entra dentro le battute, a volte sessiste ma garbate, altre volte genuinamente sincere ed oneste.

Una commedia sulla fragilità ma anche sul prendersi cura. Una commedia che mette sullo stesso piano il ricco e il povero, senza fare sconti alla ingiustizia sociale di cui il povero è vittima. Così da dare al ricco l’opportunità di essere migliore riportandolo ad una condizione di parità pur nella fragilità.

Le attrici e gli attori che riempiono la scena sono sincronizzati e non saltano una battuta. Gli spettatori respirano con loro, trattengono il fiato e parteggiano, facendo il tifo con lunghi sospiri e piccoli cenni del capo.

Ruffini, il care giver, dimostra molta più sensibilità e capacità di prendersi cura di quanto la vita si è presa cura di lui. Eppure funziona, esprime fratellanza, esprime affetto, esprime l’istinto naturale degli ultimi che poi tanto ultimi non sono nella scala di sentire come propria la sofferenza altrui. Sentirla per viverla con l’ironia giusta non solo nelle parole o nei gesti ma nei comportamenti quotidiani.

Una coppia di livello artistico teatrale sopra le righe in grado di scatenare applausi ad ogni battuta. Il sentimento dell’amicizia supera la compassione, nei gesti che ridonano la gravità persa dall’uomo fragile trasformandola in opportunità di vita con il sorriso e i colori della vita. Una storia importante che merita di essere raccontata e Ghini e Ruffini ci riescono benissimo.

Claudio Caldarelli

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