Nel Caos di Bangalore

India, Bangalore, day one. 

L’India mi pare Tutto, e il contrario di Tutto, Tutto insieme. 

Il macchinone del ricco che sfreccia vicino al baraccato col suo cane malato, gli appartamenti costruiti a ridosso delle baracche di lamiere; il prete che legge il Vangelo e traduce i termini greci della rivelazione con quelli Sanscriti e così “maestro” diventa “Guru”. 

Il Vangelo di oggi qui in India mi suona più o meno così: non chiamare Guru nessuno sulla Terra, perché l’unico Guru che avete è nel Cuore e nel Cielo. 

Gli indiani amano, da quel poco che posso capire, trovare accostamenti tra tradizioni spirituali diverse, sono maestri in questo, hanno cominciato almeno 5mila anni fa a farlo, e così hanno costruito quella Cattedrale di Caos che noi, con la nostra mentalità schematica, riduciamo col nome “induismo”, 

che in realtà armonizza centinaia di tradizioni e religioni differenti con storie millenarie. 

Qualcosa di molto simile al precetto evengelico di non avere maestro la si trova, per esempio, nella storia di Ramana Maharshi, grande maestro hindu del XX secolo. 

“Quello che cercate in me – amava dire – in realtà esiste solo dentro di voi, l’unico vero Guru, cioè il Maestro che dissipa le Tenebre, è soltanto  quello dentro di voi”. 

Così sia. 

Giacomo Fagiolini 

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