Antimafia 2.0

Dimenticate la mafia delle coppole e delle lupare. Cancellate dalla vostra testa l’immagine di boss ignoranti e semianalfabeti. I pizzini lasciateli in qualche ricordo lontano. Ora ci sono i Social Network.
Facebook, Twitter, Instagram e derivati hanno rivoluzionato, nel giro di pochi anni, la nostra percezione dello spazio e del tempo. Ci hanno reso presenti in ogni angolo virtuale e reale, scardinando le nostre certezze sul tempo. Le parole di ognuno di noi, in questo stesso istante, potrebbero essere lette o ascoltate attraverso ogni singolo Paese, simultaneamente. La comunicazione ha infranto i suoi ostacoli naturali e i Social sono diventati una sorta di acceleratori di parole. Di amplificatori di messaggi.  La potenzialità devastante di Internet e dei Social ha avuto forse la sua manifestazione più eclatante nell’uso che di questi ha saputo fare l’ISIS.

Anche la mafia ha saputo cogliere il cambiamento epocale ed i vantaggi che da questo cambiamento avrebbe potuto trarre e si è evoluta più rapidamente di quanto noi (e forse, in alcuni casi, lo Stato stesso) siamo stati in grado di renderci conto.
Dallo spaccio organizzato via chat per evitare confusione nelle strade, al pizzo chiesto attraverso messaggi privati su Facebook, dai profili personali attivati sotto falso nome dai boss di ultima generazione che ostentano lusso e potere, agli ordini che i boss, in assenza del cellulare, impartiscono utilizzando il Web, passando attraverso le minacce recapitate ai giornalisti scomodi via Facebook ( è di questi giorni, tanto per citare un caso, la chiusura della pagina Luna  Nuova, interamente dedicata alla diffamazione della giornalista di Repubblica, Federica Angeli ed il successivo inserimento nel registro degli indagati di sei persone).  Tutto entra in quell’enorme buco nero che è Internet e viene risucchiato via insieme a miliardi di informazioni finendo col diventare anonimo. Le idee, le notizie, i messaggi con la stessa rapidità con cui vengono pompate o rimbalzate da social finiscono in un flusso immenso rendendo il lavoro degli inquirenti ben più complesso di quello a cui ci si era abituati con le intercettazioni telefoniche. E non sempre la gravità e la potenzialità di questi nuovi mezzi viene adeguatamente valutata né dalle autorità competenti né dall’opinione pubblica.

L’inconsapevolezza è forse una delle spiegazioni alla larga adesione che incontrano le pagine Facebook dedicate a boss e malavita che, di tanto in tanto, spuntano da questo ribollente calderone. Circa un mese fa era stata la volta della pagina che raccoglieva i fan del latitante Matteo Messina Denaro, oscurata dopo una serie di segnalazioni da parte degli utenti. Ma, per una che ne sparisce, dieci ne arrivano. Questa è la volta di “Malavita Palermitana” e “Malavita siciliana”. 15.863 seguaci la prima, 8.064 la seconda. 23.927 persone in totale che seguono, commentano, sostengono le “eroiche gesta mafiose”. Nella pagina si susseguono video tratti da serie televisive dedicate alla mafia con citazioni di “Ziu Totò” messe in bella mostra, immagini di boss accompagnate da commenti di utenti che definiscono quelle di Totò Riina “parole sante”, offese ed insulti rivolte alle Forze dell’Ordine a fronte della solidarietà verso i mafiosi detenuti in carcere e gli auguri per una pronta scarcerazione. “ Bravo u zu Totò si un al mondo speriamo ke esci presto dalla galera siamo tutti con te zu Totò e facci vedere ki sei”, “ sarete scannati come i vostri familiari adesso non vi resta ke essere giudiziosi. Zu Totò libero” “Bravo zio Totò è così che si fa” è il genere di commenti che si possono trovare sulla pagina. Di questi 23.927 persone, probabilmente, un buon numero finisce con l’aderire a certi ritrovi virtuali ( e c’è sempre da chiedersi quanto) per quell’inconsapevolezza di cui si parlava prima. Per quella rivoluzione culturale che ancora non c’è stata, per la mancanza di un’educazione al senso civico che nelle nostre scuole manca, per una disinformazione sulla mafia ancora troppo diffusa, per un’indifferenza e un’omertà che rendono ancore distante la gente dal percepire la lotta alla mafia come qualcosa di personale. Altrettanti, certamente, si troveranno su queste pagine sapendo di cosa si tratta, molti saranno convinti sostenitori di Cosa Nostra, soggetti realmente pericolosi. Ma che si tratti di persone realmente coinvolte, o meno, in affari di mafia la sostanza non cambia. I luoghi di ritrovo virtuali che inneggiano alla criminalità organizzata sono pericolosi forse quanto i luoghi di incontro reali. La mafia, quella dei boss, lo ha capito e dei social sta facendo largamente uso. 23.927 persone sono un numero enorme, un numero che sta crescendo negli ultimi giorni nonostante la valanga di segnalazioni inviate a Facebook dagli utenti che si stanno mobilitando per la chiusura di entrambe le pagine, tuttora visibili e pienamente operative. Segnalare non è un gesto inutile. La mafia 2.0 è nata da un pezzo, a noi la genesi dell’antimafia 2.0.

Martina Annibaldi

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