Natale Mondo, l’eroe infiltrato ucciso dalla mafia

Nella guerra contro la mafia il confine tra bugie e verità è spesso labile. E il poliziotto Natale Mondo quel confine, suo malgrado, lo oltrepassò due volte: la prima in un verso e la seconda in quello opposto. Ma l’essere stato assassinato da Cosa Nostra il 14 gennaio 1988 fu la triste conferma che lui stava dalla parte giusta. Mondo, 36 anni, per un certo periodo aveva prestato servizio nella squadra mobile di Palermo guidata dal vicequestore Ninni Cassarà, con il quale aveva partecipato a molte operazioni infiltrandosi anche nelle organizzazioni malavitose. Del dirigente palermitano fu il braccio destro, tanto che venne incaricato da lui di fare da “talpa” nella cosca dell’Arenella – quartiere di Palermo dove Mondo era nato a cresciuto – capeggiata dal boss Gaetano Fidanzati, allo scopo di scoprirne i canali del traffico di eroina tra la Sicilia e la Lombardia. Ma quando Cassarà fu ucciso il 6 agosto 1985, su Mondo oltre al dolore per la perdita di un amico cadde l’accusa più infamante per chi combatte la mafia: quella di essere una spia al soldo delle cosche. Infatti, secondo le dichiarazioni di un collaboratore di giustizia poi rivelatesi false, il poliziotto avrebbe avuto un ruolo attivo nell’imboscata che costò la vita al vicequestore e all’agente di scorta Roberto Antiochia, fornendo informazioni ai vertici dell’organizzazione criminale sugli spostamenti dei due. Cassarà peraltro era uno dei pochi, insieme ai suoi più stretti collaboratori, a conoscere l’attività di infiltrato di Mondo, il quale per via dell’accusa finì in carcere. La svolta si ebbe grazie alle dichiarazioni della vedova di Cassarà, che in un’audizione testimoniò a favore dell’agente rivelando la sua attività di infiltrato su ordine del marito. Mondo fu scagionato e potè così tornare al suo lavoro. Rientrato in servizio, fu assegnato alla questura di Trapani, ma Cosa nostra se l’era “segnata” e pianificava già la sua vendetta. Lui ne ebbe sentore e infatti girava sempre armato, pure quando non era in servizio. Confidò le sue paure anche alla famiglia e ad alcuni colleghi. Paure che si materializzarono il 14 gennaio di ventinove anni fa allorquando il poliziotto, che come ogni pomeriggio tornava a casa da Trapani, fu avvicinato dai killer davanti al negozio di giocattoli della moglie e crivellato da una raffica di kalashnikov. Per quell’omicidio saranno condannati all’ergastolo Salvino Madonia e Agostino Marino Mannoia, ma movente e mandanti rimarranno insoluti. A Mondo fu conferita, postuma, per merito assoluto, la qualifica di Assistente Capo.

di Valerio Di Marco

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